Allarme Monte Bianco: ghiacciaio a rischio crollo

La massa pericolante è di 250mila metri cubi. Chiusa la val Ferret, evacuate le case

Allarme Monte Bianco: ghiacciaio a rischio crollo

Il paradiso chiude. La val Ferret, ultimo avamposto italiano che, ai piedi di Monte Bianco, si incunea verso Francia e Svizzera è chiuso da ieri sera per una serie di possibili crolli dal ghiacciaio di Planpincieux dove, a traballare, sarebbero oltre 250mila metri cubi di ghiaccio che hanno portato all'evacuazione di alcune baite nella zona di Rochefort.

L'ordinanza è arrivata ieri, firmata, in accordo con la Regione, dal sindaco Stefano Miserocchi che ha consultato gli ultimi dati forniti dalla fondazione Montagna Sicura che dal 2013 monitora il ghiacciaio. Si chiude anche ai pedoni e di notte, con tre fasce di accesso diurne per abitanti e le poche, ormai tenacissime, attività commerciali della zona. Chi passa verso Planpincieux lo fa a proprio rischio. Un bilancio pesante per la valle e, solo per una questione stagionale, non ancora devastante per il turismo. La valle, infatti, d'inverno è il paradiso dei fondisti con i suoi 20 km di binari per gli sci sottili, la sua Dora silenziosa e spesso ghiacciata, i suoi boschi fatati dove respirare al passo della natura. Negli ultimi anni, però, è più la cronaca geologica di quella sportiva e truistica ad avere la val Ferret al centro delle news. Da una parte l'antica frana che scende dal monte di La Saxe, oggi super monitorata, ha portato, negli anni, a costruire un grande vallo a La Palud, a pochi metri dal traforo per la Francia e dall'imbocco della valle, per arginare possibili ulteriori smottamenti. Poi, lo sorso agosto, una colata di detriti dallo stesso monte aveva fatto esondare il torrente causando la morte di due turisti, una tragedia per cui lo stesso sindaco è indagato, da un paio di mesi, con l'accusa di disastro ed omicidio colposo.

Ora ci si mette anche l'altro versante, quello ghiacciato che scende dai 4mila metri delle Grandes Jorasses: il ghiacciao di Planpincieux, col suo celebre seracco sospeso è un coraggioso superstite delle bellissime lingue glaciali del massiccio del Bianco. Al suo cospetto sorge il rifugio Boccalatte, vero nido d'aquila, materia per esperti e punto di passaggio di molte leggende dell'alpinismo. D'inverno è un puntino scuro quasi irriconoscibile su una roccia sempre più nuda e circondata da un mare di pinnacoli di ghiaccio. La minaccia di un crollo rischia di far saltare non solo i nervi agli abitanti, ma anche all'economia del luogo. Oltre ai fondisti la valle è la principale meta dello struscio alternativo alle vetrine griffate del centro. All'andata cammini guardando il Col du Gran Ferret, al ritorno hai in faccia il Bianco e il profilo aguzzo dell'Aguille Noire. Difficile togliersi questa immagine dal cuore.

Ma i dati parlano chiaro: il monitoraggio della Fondazione, in collaborazione con il Geohazard Monitoring Group del CNR-IRPI di Torino, è a scopo di ricerca e non prevede un sistema di allerta e previsione.

Fra agosto e settembre, però, il sistema ha rilevato un aumento di velocità della porzione inferiore del ghiacciaio con un picco di scivolamento tra i 50 e 60 cm al giorno. Di qui la necessità di chiudere, pur a scopo preventivo, le porte del paradiso.

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