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Alleanze e coordinatori: Berlusconi prepara il rilancio di Forza Italia

Oggi l'incontro con gli azzurri. Domani il Cav a Bruxelles per la partita delle nomine

Alleanze e coordinatori: Berlusconi prepara il rilancio di Forza Italia

L'appuntamento è per stasera al Senato, dove Silvio Berlusconi incontrerà i gruppi parlamentari alle 19,30 per spiegare l'annunciata «profonda trasformazione» del partito. Ieri ad Arcore lo ha preparato con le capigruppo Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini, oltre che con i consiglieri più stretti.

La preoccupazione serpeggia tra gli azzurri perché si teme un ridimensionamento delle novità prospettate, soprattutto per l'elezione di 3 o 5 coordinatori nazionali. Il termine che circola è «contendibilità» dei posti dei dirigenti, eletti e non più nominati.

E se il leader glissasse su questo punto, se si rifugiasse nel «ma anche», molti sarebbero delusi. Penserebbero che l'allargamento del vertice decisionale di Forza Italia, la selezione nuova, in realtà non ci sarà, al massimo un comitato ristretto per preparare il Consiglio nazionale del 25 giugno.

Il timore è anche che si vada verso un accordo con la Lega, in vista delle elezioni, che avrebbe il sapore amaro di un'assimilazione. Per la verità, la scorsa settimana all'Ufficio di presidenza, il Cavaliere ha parlato solo di ipotesi, dopo un confronto con un Matteo Salvini «disponibile» a suo dire: di una federazione tra forze diverse, ma anche di un partito unico, con un solo programma e addirittura una lista di ministri già pronta per un eventuale governo di centrodestra. Questo sempre nella prospettiva di un voto vicino. Ma al tempo stesso Berlusconi ha fatto una mossa che sembra voler accentuare l'identità di Forza Italia. Ha distribuito cioè il «credo» degli azzurri, quello nei valori di libertà, democrazia, radici cristiane e garantismo che costituisce il Dna del partito. «Noi siamo i testimoni, i continuatori, i garanti», dice la paginetta distribuita, di questa tradizione della civiltà occidentale. Segue la missione di Fi per difendere i cittadini dall'oppressione fiscale, burocratica e giudiziaria e la conclusione che il partito è l'unico a non essere solo centro di potere ma ad avere il patrimonio per rappresentare «il centro» in un'alleanza in cui altrimenti prevarrebbe «un destra-destra estremista».

Berlusconi, dunque, marca la differenza con Lega e Fdi, ma alla fine ascolterà i consigli dei «frenatori» come Niccolò Ghedini o quelli di chi vuole una svolta radicale? Ieri, nella villa lombarda, entrambe le posizioni erano rappresentate. «La federazione sarebbe una mossa suicida - dice un senatore di rango - A vincere sarebbe Salvini. E il partito unico vorrebbe dire integrazione con il Carroccio. A quel punto anche il movimento di Toti non avrebbe senso». Contro queste prospettive hanno alzato la voce Paolo Romani e Renato Brunetta, ma molti altri condividono. Il governatore ligure, intanto, registra il nome del movimento L'Italia in crescita, per la costituente del 6 luglio. Come può riguadagnare il consenso perduto Fi, schiacciata tra una Lega pigliatutto e Fdi in forte crescita e minacciata da Toti? Berlusconi conta anche sul suo peso europeo, domani sarà a Bruxelles con il vice e presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani, per il vertice del Ppe che cercherà un difficile accordo sulle nomine, prima del Consiglio europeo.

Intende parlare con Angela Merkel, mediare, suggerire una soluzione per uscire dall'impasse sul candidato popolare al vertice della Commissione, Manfred Weber. Oggi, intanto, lo aspetta il delicato confronto con deputati e senatori.

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