Allenatori tutti per lo stop

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Onestamente, se la soluzione fosse semplice, qualcuno anche per caso l'avrebbe già trovata. Idee («fermarsi anche solo 10' può essere un segnale forte»: Di Francesco), parole («chiudere gli stadi non serve»: Gasperini), molte banalità («è giunto il momento di dire basta»: Spalletti): il dopo Koulibaly abbraccia l'intero arco costituzionale delle opinioni («non ci si deve fermare, non serve a nulla»: Allegri) e la sensazione più forte resta quella che, a Santo Stefano, Ancelotti ha davvero perso l'occasione per accendere la scintilla che avrebbe potuto innescare un corto circuito virtuoso, rimandando alla prossima volta (temendo che ci sarà) l'autostop della partita, che arbitri sordi o codardi non vogliono fermare. Come altrimenti spiegare i soli tre casi di partite interrotte per razzismo in Serie A, che affiorano tra memoria e google, conoscendo le ultraventennali becere abitudini delle nostre curve ultrà?

«L'Italia non é razzista, e il problema non è solo nostro», dice Gattuso che in queste ore ha ben altri problemi, ma non può esimersi del tema. «Non scherziamo: questo è razzismo e non semplice ignoranza», lo smentisce l'ex compagno Boateng, protagonista 6 anni fa (3 gennaio 2013, amichevole Pro Patria-Milan) della più eclatante protesta anti-razzismo che il nostro sport ricordi. «L'altra sera saranno state 5mila persone, forse 10mila a ululare contro Koulibaly: è come se fosse finito sotto un treno», chiosa l'attaccante oggi al Sassuolo.

A parole, molti si accodano all'idea di Ancelotti. «Le regole esistono, non capisco perché non vengano applicate: in questi casi ci si deve fermare subito. Se non lo fa l'arbitro, facciamolo noi», il duro commento di Mazzarri, che rincara: «Facciamo come in Inghilterra: si va in tribuna, si prendono e si portano i razzisti in galera»: un bel progetto di difficile realizzazione, almeno in casi affollati come quello di San Siro. E come Mazzarri anche Pioli, ma non Allegri. «Non tollero nessuna forma di insulto nei confronti di chiunque, ma non siamo noi a doverci fermare, non è l'arbitro che deve decidere, ma chi gestisce l'ordine pubblico», sottolinea il tecnico campione d'Italia, mostrando in verità poca lucidità sulle regole. Capita.

Sala, sindaco di Milano, aveva lanciato un'idea all'Inter. Respinta. «Asamoah capitano per una partita non serve a nulla», dice Spalletti.

Ora il club ha una settimana di tempo per decidere se presentare ricorso per la dura punizione ricevuta: un'arma a doppio taglio, da un lato ci sarebbe da tutelare l'interesse di chi con i razzisti non c'entra nulla, dall'altra il rischio strumentalizzazione che un simile ricorso si porterebbe in dote. A proposito: il Napoli ovviamente il suo ricorso lo farà, nella speranza che venga condonato uno dei due turni di stop a Koulibaly come a Insigne.

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