"Con Almasri stesso metodo di Sala"

Piantedosi, fu sicurezza nazionale. E ricorda: "Per la reporter, libero un iraniano"

"Con Almasri stesso metodo di Sala"
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Il governo "non è stato oggetto di alcun ricatto" sul caso Almasri. C'è stata una "valutazione dei rischi" per gli italiani in Libia, la stessa fatta quando si è deciso di consegnare a Teheran un cittadino iraniano "in cambio della liberazione di Cecilia Sala". E "mi azzardo a dire che tanti altri, anzi quasi tutti, al posto nostro avrebbero fatto la stessa cosa". Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, destinatario con il sottosegretario Alfredo Mantovano e il Guardasigilli Nordio, di una richiesta di autorizzazione a procedere da parte del Tribunale di ministri per favoreggiamento, ospite a Coffee Break spiega le ragioni di "sicurezza nazionale" dietro alla scelta politica fatta su Almasri. Le stesse contenute anche nella memoria difensiva unitaria depositata in giunta per le autorizzazioni della Camera, che ieri si è riunita per esaminare il testo.

Ma lo scontro si è infiammato sul caso di Giusi Bartolozzi, la capo di gabinetto di Nordio indagata dalla Procura di Roma per false dichiarazioni, a seguito della trasmissione degli atti da parte dello stesso Tribunale dei ministri che ha bollato la testimonianza della dirigente come "mendace", sollecitando di fatto l'iscrizione sul registro degli indagati. L'esecutivo vuole blindare Bartolozzi e sfilarla dal rischio di finire alla sbarra della giustizia ordinaria, nella convinzione che quella delle toghe sia stata una mossa antigovernativa. "Non potendo processare i ministri, vogliono processare lei", è il refrain. Per questo si valuta di sollevare un conflitto di attribuzione alla Corte costituzionale.

La linea è che il reato contestato a Bartolozzi sia "connesso" a quelli di cui sono accusati i ministri, e che dunque anche per lei vada chiesta l'autorizzazione a procedere al Parlamento. Lo ha precisato ieri lo stesso Nordio: "Si chiama nesso teleologico, quando si commette un reato per occultarne un altro. La connessione è evidente".

Il centrodestra ha chiesto di inoltrare alla Procura di Roma un'istanza di chiarimenti sulla posizione della dirigente: "Chiediamo di sapere se è indagata, quale reato è contestato e quando sarebbe stato compiuto e l'eventuale capo di imputazione", spiega il capogruppo di Fdi Dario Iaia. La maggioranza vorrebbe delucidazioni anche dal tribunale dei ministri, per capire perché la posizione della dirigente non sia stata accorpata nella richiesta di autorizzazione per Nordio, Piantedosi e Manotvano. Sui punti si voterà stamattina. Ma intanto è scontro. Si tratta di richieste "del tutto irrituali e anomale. Un'iniziativa che svela chiaramente le intenzioni del governo: regalare uno scudo giudiziario alla Bartolozzi", attacca la dem Antonella Forattini. "Provano a scappare dalla giustizia sfruttando posizioni di potere", accusa il M5s.

Le mosse degli alleati sono propedeutiche per arrivare a chiedere all'ufficio di presidenza della Camera di sollevare un conflitto di attribuzione.

Il caso Bartolozzi non ferma comunque l'esame della richiesta di processare i ministri, chiarisce il presidente della giunta Davis Dori, Avs: "Le posizioni dei tre vanno avanti a prescindere". In Aula si potrebbe votare i primi giorni di ottobre.

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