Colpa della Procura. No, dello Stato. Mentre i tempi della ricostruzione del Morandi si allungano a data indefinita, col decreto incagliato da due settimane nelle stanze della burocrazia, va in scena lo scaricabarile del ministro Toninelli e la successiva smentita della Procura. Il titolare delle Infrastrutture l'altra sera in aula, durante il question time, spiegava che i «lavori per la ricostruzione del ponte, pur volendo, non potrebbero partire oggi, se non pregiudicando gli esiti dell'indagine penale: serve il dissequestro dell'area». Insomma, anche se il decreto fosse stato varato prima e secondo i termini annunciati, poco sarebbe cambiato ai fini della ricostruzione per via dei ritmi dell'indagine che non renderebbero possibile intervenire ora sulla scena del disastro. Invece è stata la stessa Procura ieri a chiarire che «non blocchiamo alcuna demolizione».
La stessa responsabilità veniva addebitata ai magistrati all'indomani del crollo, quando la demolizione sembrava una necessità imminente per la pericolosità dei monconi del Morandi, e lo stallo sembrava dovuto alle esigenze degli inquirenti di acquisire elementi di prova per l'incidente probatorio. Che si è svolto martedì a Genova. E se è vero che i tre periti del giudice per le indagini preliminari avranno 60 giorni di tempo per le operazioni di sopralluogo, repertazione e catalogazione dei resti dei monconi del Morandi, non è vero che anche la demolizione debba attendere.
È stato il procuratore di Genova, Francesco Cozzi, a chiarire che «60 giorni sono quelli concessi ai perito, ma non è assolutamente detto che non si possa cominciare prima a smantellare il Morandi». Insomma, lo slittamento ufficioso delle operazioni di demolizione a gennaio, che richiederanno almeno tre mesi, non dipende dai magistrati: «Bisognerebbe ricordare che al momento non sono state presentate né istanze di dissequestro e men che meno piani di demolizione».
E proprio ieri il commissario e presidente della Liguria Giovanni Toti ha inviato il piano di demolizione e ricostruzione già presentato da Autostrade, oltre che al governo, ministero e protezione civile, anche, appunto, alla procura di Genova. Sgombrando così il campo da ulteriori rimpalli di responsabilità, alla luce delle parole dello stesso procuratore sulla possibilità di anticipare la conclusione dei rilievi di fronte all'urgenza della bonifica sul Polcevera. Cozzi ha ribadito che non sarà chi indaga a mettere i bastoni tra le ruote della ricostruzione: «I periti potranno dare modalità di demolizione del ponte per conservare la prova, non blocchiamo nessuna demolizione. L'abbattimento deve avvenire il prima possibile magari privilegiando la parte della strada lungo il greto». Cioè il moncone est, «il più pericoloso».
Nessun ostacolo esterno.
Una smentita a Toninelli, e una conferma di quanto aveva già lasciato intendere il giorno prima, e cioè che di fronte al prolungarsi della paralisi su Genova, paradossalmente sarebbero stati i periti stessi a prendere l'iniziativa: «Non si può escludere che per i tecnici incaricati dalla magistratura, a un certo punto, singole demolizioni siano addirittura necessarie».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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