«Auspichiamo che la Corte di Strasburgo decida nel più breve tempo possibile sul caso di Silvio Berlusconi». Andrea Saccucci, avvocato e professore di diritto internazionale è nel pool di legali che mercoledì prossimo difenderà le ragioni del leader di Forza Italia di fronte alla Grande Chambre della Corte europea per i diritti umani. Assieme a lui, il professor Bruno Nascimbene e gli avvocati britannici dell'importante studio londinese Doughty Street Chambers, oltre che i penalisti Fausto Coppi e Niccolò Ghedini.
Uno dei punti centrali che la difesa contesta della memoria del governo, firmata dal magistrato Giuliana Civinini, è il fatto che pesino sul verdetto le due sentenze della Corte costituzionale sui casi - apparentemente analoghi - del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, e dell'attuale governatore campano, Vincenzo De Luca, già sindaco di Salerno. In entrambi i casi sarebbe stata negata la natura penale dell'incandidabilità e dunque l'irretroattività della legge Severino. Secondo il pool di legali del leader del centrodestra non si tratta di due precedenti rilevanti. In realtà, sostengono, la Corte di Strasburgo non si è mai occupata delle norme sull'incandidabilità al Parlamento nazionale e sulla decadenza dal mandato parlamentare dopo una condanna definitiva. Tanto De Luca quanto De Magistris erano sindaci quando sono stati condannati in primo grado e, rigettando i loro ricorsi contro la legge Severino, la Consulta ha deciso su casi di sospensione provvisoria, una misura preventiva rispetto ad una responsabilità ancora da accertare. Mentre nel caso di Berlusconi si tratta piuttosto dell'effetto di incandidabilità che discende da una condanna definitiva e che ha funzione aggravante degli effetti tipici delle pene accessorie interdittive. Il problema riguarda, perciò, l'entità e la natura della sanzione, che comporta la decadenza dal seggio di senatore e l'ineleggibilità per un minimo di sei anni, dopo una condanna a quattro anni per frode fiscale. Nella giurisprudenza della Cedu non ci sono precedenti specifici. «Per la Corte europea - spiega Saccucci - è una questione nuova e per noi il problema non si è posto proprio perché questo tipo di norme non è mai stato applicato retroattivamente. Ci sono però casi comparabili, in cui la Cedu ha considerato misure di decadenza e di interdizione dai pubblici uffici come misure gravi, che hanno una valenza penale».
Qualora il ricorso di Berlusconi venisse accolto, l'esito prevedibile «dipenderebbe dal dispositivo della sentenza», continua Saccucci. «La Corte potrebbe imporre di correggere la legge, oppure affermare che non è stata applicata correttamente, cioè irretroattivamente. E potrebbe ordinare di riparare immediatamente, con la reintegrazione nel seggio in Senato, come noi chiediamo».
Altrimenti, conclude il legale del pool del Cavaliere, bisognerebbe mettere la sentenza in esecuzione sul piano
nazionale, andando davanti a un giudice perché sia lui a darne immediata applicazione, affermando la candidabilità e ammettendo Berlusconi con riserva nelle liste elettorali, oppure portando il caso di fronte alla Consulta».
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