«Non è un sacrificio tagliarsi lo stipendio come facciamo noi, io guadagno 3mila euro al mese e ci faccio una vita da nababbo!». Per Alessandro Di Battista vivere bene a Roma, peraltro la città dove già viveva, con lo stipendio parlamentare autoridotto a 3mila euro non è affatto difficile. Anche perché in realtà ne guadagna di più, come gli altri «cittadini portavoce» del M5s. Se il movimento di Grillo è l'unico a restituire meritoriamente parte degli emolumenti (20,5 milioni restituiti finora), la verità sulle buste paga degli onorevoli grillini è un po' diversa dalla sbandierata modestia francescana. Si è preso la briga di fare un calcolo approfondito Lorenzo Andraghetti, ex collaboratore parlamentare del M5s (era assistente del deputato Paolo Bernini, che poi lo cacciò «perché non ero vegano», racconta lui). «Odio fare i conti in tasca altrui ma ho letto troppe imprecisioni in questi giorni sul tema dello stipendio dei parlamentari del M5S - scrive su Facebook -. All'epoca in cui lavoravo come collaboratore, quelle rendicontazioni le compilavo personalmente. So come funziona il giochino».
L'ex attivista, poi espulso dal M5s, spiega su Lettera43 il «giochino» degli stipendi grillini, il cui importo lordo va decurtato della somma delle restituzioni mensili, ma a cui vanno aggiunte svariate voci accessorie che però vengono dimenticate quando si chiede conto ai parlamentari M5s di quanto guadagnino (Di Battista si inventò addirittura un dialogo con la madre, incredula dopo aver sentito in tv che il figlio guadagnava 10mila euro al mese, salvo poi sentirsi rispondere dal suo Dibba che era una frottola inventata da Renzi: «Ah, peccato, e io che per un attimo ci avevo pure creduto»). Diecimila euro di stipendio no, ma neppure solo tremila. Perchè?
Prendiamo l'esempio di Di Maio, rendiconti pubblici alla mano. «Di Maio riceve entrate sul suo conto corrente per 60 mila 960 euro (stipendio netto), oltre a 99 mila 892,38 euro di rimborsi forfettari. Le uscite documentate sono relative esclusivamente ai bonifici da lui fatti, ovvero i 25 mila 122,32 euro all'anno restituiti per scelta politica dal M5s e poi la quota che il deputato usa per pagare gli assistenti, che ammonta a 44 mila 280 euro annui. Entrate meno uscite (60.960 +99.892,38 -25.122,32 -44.280) fanno 91 mila 450 euro all'anno. Cioè 7.620 al mese. Questa è la cifra reale con la quale Di Maio (ma non solo) vive a Roma e che dovrebbe dichiarare quando va in televisione, al posto dei 3 mila euro netti gridati ai quattro venti pubblicamente».
Per l'altro centravanti dell'attacco M5s, Alessandro Di Battista, a fronte di restituzioni più alte, lo stipendio è più basso di quello del collega, ma comunque più alto dei famosi 3mila euro: ovvero 5.462 euro al mese. Mentre un altro big come Roberto Fico, presidente della commissione di Vigilanza Rai, il calcolo sulle entrate e uscite documentate porta Andraghetti a stimare «al netto di tutto, 6.888 euro al mese».
Sul rimborso forfettario che ricevono i parlamentari, compresi quelli del M5s, per le spese quotidiane, va tenuto conto che «treni, autobus e aerei sono gratis per i deputati», e quindi «chi inserisce nei capitoli di spesa queste voci, ci sta marciando». Così pure dichiara spese telefoniche per centinaia di euro mensili, quando è un gioco da ragazzi trovare offerte tutto compreso da 20 euro mensili: «Chi supera questa cifra è probabile quindi che stia gonfiando le spese». Il succo dell'analisi è che a guadagnare solo 3mila euro reali al mese sia una minoranza degli onorevoli e senatori M5s. Tutti gli altri molto di più.
Il record però ha un nome e cognome preciso: Francesco Cariello, deputato M5s, from Puglia. «Cariello è quello che ha restituito meno in assoluto di tutti i parlamentari grillini da inizio legislatura, ma che vive con una media mensile di 8.123 euro». Parsimoniosi, ma non troppo.
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