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Altro che "occhi di tigre". Così Letta è in preda alla "retrofobia"

Letta dice di avere gli "occhi di tigre" ma il ritorno della mobilitazione progressita contro il pericolo reazionario rivela un'altra verità: "È vittima di un'acclarata sindrome della marmotta", spiega a ilGiornale.it il sociologo Bovalino

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La vigilia di ogni elezione italiana determina il puntuale ritorno della mobilitazione progressista contro il pericolo reazionario, con l’attivazione a orologeria di tutta la potenza di fuoco di cui la sinistra è dotata: partiti, giornali, intellettuali e influencer. Guerino Nuccio Bovalino, sociologo e ricercatore del Centre d’Études sur l’Actuel et le Quotidien di Parigi, fotografa la situazione richiamando la trama di un film cult anni Novanta: "Ricomincio da capo". È la storia tragicomica di un giornalista, interpretato da Bill Murray, che a causa di un incantesimo si ritrova a rivivere lo stesso giorno.

Davvero la politica italiana assomiglia al “giorno della marmotta”?

"Al suono della sveglia, il protagonista è costretto a confrontarsi con gli stessi eventi e le stesse situazioni dalla mattina fino al momento in cui va a dormire. Il giorno in cui è intrappolato, come in un loop, coincide con la festa della cittadina locale: il giorno della marmotta. Ecco, parlerei per la sinistra di una acclarata “sindrome della marmotta”, patologia che le impedisce di evolversi e contemporaneamente costringe la destra a difendersi da allucinazioni indotte dagli avversarsi che si prodigano in attacchi scomposti e oltremodo denigratori".

La prima a pagare pegno è stata la Meloni…

"La nuova campagna contro Giorgia Meloni provoca più delusione che preoccupazione. L’elemento straniante è che la sinistra pareva aver superato la fase 'o noi o l’apocalisse'".

E invece il Pd non riesce a liberarsi dalla sindrome del fascismo eterno. Perché hanno bisogno di un nemico quasi metafisico?

"Letta ha dialogato amabilmente con Giorgia Meloni fino a qualche mese fa, facendo sorgere negli alleati di centrodestra persino il dubbio che ci fosse un accordo fra i due. Qualcuno propose addirittura un governo FdI-Pd in nome del comune e deciso atlantismo. Il ritorno al vecchio metodo per delegittimare l’avversario nasconde una ipocrisia e anche una debolezza dei democratici".

L’ideologia della sinistra è in crisi?

"C’è nel popolo una volontà di tutelare concetti che parevano superati e ormai obsoleti. Basti pensare al rinnovato senso patriottico da cui emerge la necessità di affermare la propria appartenenza a una cultura e a una storia, la riscoperta del valore della famiglia o l’urgenza di porre dei limiti alla tecnologia sempre più invasiva e disumanizzante. Dinanzi a questa rinascita dei valori che potremmo definire conservatori, la sinistra non ha reagito cercando di elaborare proposte all’altezza del nuovo sentire comune, ma ha imboccato la via più facile: ha creato un nuovo storytelling che definirei retrofobia".

Ovvero?

"Il tentativo di scatenare nei cittadini la paura di un passato che è già passato, fatto rivivere sotto le forme del fantasma fascista e della minaccia reazionaria. È una evoluzione del concetto di retrotopia di cui parla Bauman: se per il filosofo inglese la retrotopia indica l’affermarsi nella società attuale di una nuova forma di utopia che idealizza il passato, considerato più rassicurante, la retrofobia è il ciclico ritorno dell’emergenza fascismo innescata dalla sinistra come richiamo a una distopia che potrebbe tornare dal passato".

Tutto ciò svilisce il confronto politico e impedisce l’emergere di temi reali. Non si parla più di futuro.

"La sinistra si caratterizza anche per una nuova categoria che per lei, da sempre fautrice delle sorti magnifiche del progressismo, risulta contronatura: la futurofobia. La sinistra pare aver fatto questo ragionamento: se la nostra ideologia ci impedisce di leggere il presente, immaginare il futuro e ispirare fiducia negli elettori, l’unica possibilità che abbiamo è riportare il dibattito in un tempo passato che ci vedeva ancora forza egemone. Come farlo? Rispolverando tematiche su cui creare un discorso di emergenza democratica capace oltretutto di ricompattarla come area politico-culturale".

Neppure la destra riesce a liberarsi da una sorta di peccato originale…

"Per la destra bisogna ricorrere al Mito di Sisifo, personaggio della mitologia greca che per punizione di Zeus era costretto a spingere un masso dalla base alla cima di un monte. Ogni volta che raggiungeva la cima, il masso rotolava nuovamente alla base del monte, costringendolo a compiere il gesto per l’eternità.

Allo stesso modo la destra, nonostante la legittimazione popolare e gli esempi di buon governo che la contraddistinguono, pare dover ricominciare a ogni elezione un processo di purificazione".

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