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Altro che prigione per i tre killer di Khashoggi "Scontano la pena in un hotel a 7 stelle a Riad"

Lo rivela una fonte vicina all'intelligence. Erano condannati all'ergastolo

Altro che prigione per i tre killer di Khashoggi "Scontano la pena in un hotel a 7 stelle a Riad"

Vivono e lavorano «in alloggi a sette stelle» all'interno di un complesso di sicurezza gestito dal governo a Riad. È la rivelazione su almeno tre membri del commando saudita condannati per l'omicidio di Jamal Khashoggi in Turchia da parte di una fonte collegata ai vertici dell'intelligence saudita. A rivelare la notizia è il quotidiano britannico The Guardian. Gli assassini soggiornano in ville ed edifici lontano dalle famigerate prigioni del regno. La fonte ha parlato con due testimoni che affermano di aver visto gli uomini. Parenti e amici fanno loro visita spesso e utilizzano pure una palestra e altri spazi. Gli imputati sono stati condannati da un tribunale locale, in un processo però ritenuto una farsa. Cinque di loro in un primo momento erano stati addirittura puniti con la pena capitale, ma alla fine sono stati graziati nel maggio 2020 in un accordo mediato dal principe Mohammed bin Salman con i figli di Khashoggi.

Il consigliere più fidato del principe, Saud al-Qahtani, è riapparso alla corte reale dopo tre anni di clandestinità. Qahtani è stato assolto da qualsiasi coinvolgimento, nonostante una parere dell'intelligence occidentale secondo cui aveva ideato l'assassinio per volere dell'erede al trono. La fonte ha confermato che Salah al-Tubaigy, il medico legale che avrebbe fatto a pezzi Khashoggi, era uno di quelli visti all'interno della struttura. È stato visto anche Mustafa al-Madani, la controfigura inviata dalla squadra della morte per creare lo stratagemma per cui Khashoggi ha lasciato vivo il consolato, così come Mansour Abahussein, accusato di guidare l'operazione. Entrambi i testimoni hanno visitato il complesso in diverse occasioni negli ultimi due anni. Dicono che gli uomini della squadra che ha ammazzato Khashoggi erano rilassati e sembravano svolgere normali compiti.

A rendere ancora più misteriosa la trama è il caso dell'uomo arrestato dalla polizia francese su mandato della Turchia identificato come membro di un'altra squadra coinvolta nell'omicidio. Khaled Aedh al-Otaibi è stato preso all'aeroporto Charles de Gaulle il 7 dicembre. L'uomo subito dopo era stato scarcerato perché, secondo quanto riferito da Parigi, si era trattato di uno scambio di persona. Secondo Ankara, invece, la sua liberazione è avvenuta per motivi politici all'indomani della visita di Emmanuel Macron a bin Salman a Riad, la prima di un leader occidentale dopo l'omicidio Khashoggi. Macron è stato ricevuto dal principe a Gedda all'inizio di questo mese. Come contropartita, Macron aveva insistito affinché il leader saudita accogliesse un appello del primo ministro libanese, Najib Mikati, e inviasse aiuti al Paese in bancarotta. Nei giorni successivi alla liberazione dell'uomo arrestato dalla Francia, il linguaggio usato da Riad nei confronti del Libano si è stranamente ammorbidito.

Ma ciò che è evidente è che la reclusione di lusso è in netto contrasto con le assicurazioni del potente erede al trono secondo cui i responsabili dell'omicidio avrebbero subito una punizione esemplare.

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