Un altro inciucio tra Pd e M5S: delazione senza onere di prova

Approvato alla Camera il whistleblowing: tutela sulle denunce anonime di condotte illecite Durissima Forza Italia: «Barbarie giuridica, sul lavoro clima invivibile di accusa segreta»

Un altro inciucio tra Pd e M5S: delazione senza onere di prova

Roma - «Un provvedimento ignobile, una barbarie giuridica che introduce negli ambienti di lavoro, pubblici e privati, un clima invivibile di accusa segreta» come risultato del nuovo asse tra Pd e M5S. Il deputato di Forza Italia e penalista, Francesco Paolo Sisto, ha stigmatizzato pesantemente l'approvazione alla Camera (281 sì, 71 no e 18 astenuti) della proposta di legge sul whistleblowing.Si tratta delle tutele per la denuncia anonima di condotte illecite (in particolar modo corruttive) all'interno della Pa i cui contenuti erano stati anticipati dal Giornale a novembre. La legge, infatti, d'ora in poi proteggerà i whistleblower, cioè i segnalatori, invertendo l'onere della prova a carico del denunciato o del querelato e ribaltando le garanzie costituzionali. Un rovesciamento dei principi nel nome dell'inciucio tra Renzi e Grillo che ieri si è pubblicamente vantato del successo.Il provvedimento è infatti passato grazie all'ormai non insolita alleanza tra maggioranza, cioè il Pd e le sue propaggini, e l'M5S, cui appartiene la prima firmataria Francesca Businarolo. Nei lavori in commissione Giustizia è saltato il premio in denaro al delatore (che i grillini sperano di reintrodurre al Senato), ma è stata ampliata la vigenza non solo alla pubblica amministrazione, ma anche agli enti pubblici economici e alle società private sotto controllo pubblico. La nuova legislazione si applicherà pure a consulenti e collaboratori e a chi lavora in imprese che forniscono beni e servizi alla Pa. In pratica, chi segnala illeciti all'Authority anti-corruzione, alla magistratura ordinaria e contabile potrà godere dell'anonimato fino alla chiusura delle indagini preliminari.Come hanno segnalato i pentastellati, la legge «inverte l'onere della prova a carico del datore di lavoro». In teoria, se un denunciante viene discriminato in ragione delle sue segnalazioni, sarà l'ente pubblico o l'azienda a dover dimostrare di non averlo voluto punire. Il fatto che dipendenti e consulenti «delatori» possano restare al loro posto istituirà, come ha detto Sisto, «un meccanismo di sospetto diffuso che sarà catastrofico per chi è denunciato».Il procedimento - penale, amministrativo o contabile - vede infatti l'accusato in posizione di svantaggio.

Poiché la denuncia si dovrebbe basare su fatti circostanziati e su documenti e si presume sempre la buona fede, è improbabile che tali procedimenti si concludano con l'archiviazione e, dunque, chi viene segnalato dovrà discolparsi. Occorre tuttavia ricordare che l'infondatezza della segnalazione o la mancanza di buona fede determineranno l'avvio di un procedimento disciplinare che potrà portare al licenziamento.

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