Altro scontro col segretario: «Insulta senza rispondere». Non si scopre ma si tiene pronto

Vola a Bruxelles, ad occuparsi dei limiti del segreto industriale. L'Italia è lontana ma il duello non s'interrompe. Sembra di stare dentro un celebro romanzo di Conrad. Sergio Cofferati legge le dichiarazioni di Matteo Renzi che ha definito il suo strappo dal Pd «non credibile» e lo accusa di aver sbattuto la porta potandosi via il pallone, lui gli risponde a muso duro: «Renzi insulta senza rispondere». Parole confermate al telefono, con il Giornale : «Renzi non entra nel merito dei problemi. Io pongo dei temi, lui parla d'altro. Divaga». E così la lacerazione si fa ancora più profonda. Il Pd è alle spalle, capitolo chiuso, la scelta è irrevocabile. Ragioni etiche e politiche si sommano e si mescolano, come il Cinese ha spiegato l'altra mattina nel corso del programma televisivo Coffee break .

Il punto è capire cosa farà Cofferati da grande. La sinistra del suo ex partito è in subbuglio, ma la parola scissione sembra ancora impronunciabile. La minoranza mette i bastoni fra le ruote a Renzi, ma per ora combatte dall'interno e non segue la linea della rottura. Forse, si aspettano le elezioni greche, attese per domenica prossima. Cofferati marca la novità della nuova sinistra ellenica: Siryza non vuole uscire dall'euro, ma tagliare il debito pubblico che strangola i greci. E dunque cerca di modificare le regole d'ingaggio in Europa. Una vittoria di Tsipras potrebbe rappresentare la svolta e segnare la nascita di quel soggetto che ancora non c'è nel nostro Paese. Ipotesi fra le sirene vendoliane, le critiche fassiniane, gli scarti civatiani. Da Bruxelles Cofferati afferma di voler rimanere nel perimetro del Pse: «Io non ho problemi con il Partito socialista europeo - conferma al Giornale - le difficoltà le ho in Italia».

Prudenza, per non sbagliare le mosse. Il leader della Fiom Maurizio Landini ha già incoronato l'ex sindacalista come il nuovo Tsipras, ma lui non si lascia prendere da facili entusiasmi. Già nel 2002, per ragioni ancora oggi incomprensibili, non capitalizzò l'oceanica adunata del Circo Massimo e non realizzò l'Opa sul partito che tutti si aspettavano. Cofferati è di nuovo al bivio: uscire dai giochi o rilanciare a sinistra. Per ora, però, la meta più vicina è la procura di Genova: il Cinese non accetta nel modo più assoluto la sconfitta alle primarie in Liguria. Raffaella Paita, la vincitrice, lo stuzzica: «Sono convinta di aver sconfitto in disegno nazionale il cui obiettivo principale era il modello del Pd di Renzi».

Ma lui risponde indirettamente, confinando la sfida sul piano giudiziario: «Sto raccogliendo le carte e sto preparando la denuncia. Oggi - spiega al Giornale - ho letto le motivazioni della sentenza del processo La svolta che si è concluso ad Imperia con la condanna di 27 imputati, sullo sfondo inquietante della presenza della 'ndrangheta in Liguria. Bene, due degli inquinatori delle primarie sono ampiamente citati dai giudici. Mi pare che la materia stia scivolando verso il voto di scambio e i rapporti della politica con la criminalità organizzata».

«Una mia sconfitta - ribadisce Paita - avrebbe portato il Pd molto indietro rispetto ai risultati raggiunti». La questione resta in bilico, fra le carte bollate e la forza dei numeri.

E resta in sospeso la questione di fondo: Cofferati sarà capace, insieme ad altri, di intercettare il disagio crescente che si manifesta a sinistra? Per ora il Cinese vola basso: «Farò un'associazione culturale». Ma molti pensano che questa sia solo la vigilia della partita più importante.

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