La ricostruzione ferma, il risultato delle elezioni del 26 maggio ancora sub iudice, la popolazione divisa tra applausi, silenzio e contestazione.
La visita di oggi di Sergio Mattarella ad Amatrice arriva in un momento in cui il clima che si respira in città è decisamente incandescente. Tre anni dopo quel 24 agosto in cui un terremoto di magnitudo 6.0 rase al suolo Amatrice, Accumoli, Arquata e portò alla morte di 299 persone, le speranze e le attese si scontrano con la realtà. Rimosse le macerie, i tempi della ricostruzione sono ancora difficili da stabilire. La ricostruzione del centro storico potrebbe forse partire entro due anni, a condizione che la progettazione sia fatta bene, ma non ci sono certezze. I dati ufficiali raccontano che nell'area sono stati finanziati interventi per 163 milioni, ma ci sono lavori in corso per circa 10 milioni; nei Comuni a fronte di 120 interventi finanziati con 102 milioni, gare e lavori sono fermi a zero.
«Tanti fratelli e sorelle ancora vivono nel guado tra il ricordo di una spaventosa tragedia e la ricostruzione che tarda a decollare», scriveva la scorsa settimana Papa Francesco. Il problema è proprio la dimensione del futuro che si sta perdendo, il desiderio di guardare oltre la sofferenza, la necessità di offrire possibilità a chi vuole resistere e vuole continuare a vivere in ciò che resta del paese, la volontà di combattere contro la burocrazia per rompere il cerchio dell'isolamento fisico.
Esemplificativo della situazione precaria il caso della visita che il capo dello Stato dovrà compiere oggi al campus scolastico Romolo Capranica di Amatrice. Un appuntamento in vista del quale il Commissario alla ricostruzione, Piero Farabollini ha invocato prudenza, chiedendo di derubricare l'inaugurazione a semplice visita a causa dei lavori ancora incompleti, della presenza di aree ancora «cantierate», degli allacci delle utenze provvisori e di condizioni di sicurezza ancora non ottimali. Rilievi certamente motivati, ma che non hanno convinto né i dirigenti scolastici, né Sergio Mattarella che ha deciso di presenziare all'evento perché, come racconta il Tempo, «se i ragazzi frequentano da mesi quell'istituto non si capisce perché, invece, ci sarebbero dei rischi se ad andarci sono io». È chiaro che una visita presidenziale porta con sé problemi protocollari e organizzativi estremamente complessi, ma depotenziare l'evento avrebbe avuto un valore simbolico negativo e si è deciso di procedere ed evitare un effetto boomerang.
L'altro aspetto doloroso riguarda la governance della città. Il nuovo sindaco Antonio Fontanella - già primo cittadino per due mandati dal 1995 al 2004, oggi vicino a Sergio Pirozzi - ha vinto le elezioni dello scorso 26 maggio per pochi voti, sconfiggendo il sindaco uscente Filippo Palombini, ma dallo scrutinio sono emerse anomalie. La Prefettura ha convalidato il risultato ma il 3 giugno è stato presentato un esposto sia ai Carabinieri che alla Guardia di finanza e il Pm di Rieti ha avviato una inchiesta giudiziaria per brogli elettorali. Inoltre il Tar del Lazio sta verificando le schede - in una sezione ne sono spuntate in quantità maggiore rispetto al numero dei votanti e un presidente di seggio è stato interrogato dai carabinieri - e proprio in questi giorni dovrebbero emergere i primi riscontri.
Uscire dall'incertezza e chiarire al più presto e in maniera trasparente se ci siano o meno elementi tali da poter rimettere in discussione l'esito del voto diventa fondamentale per uscire dalla nebbia e dall'incertezza, in un contesto già segnato da recriminazioni e dolore.
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