Paolo Manzo
San Paolo «Ogni scarrafone è bello a mamma sua» e anche se il presidente del Brasile Jair Messias Bolsonaro, almeno a parole, poco ha dei tratti di una mamma, chi meglio del figlio Eduardo come nuovo ambasciatore nientedimeno che negli Stati Uniti? Certo a rigor di anagrafe il rampollo ha appena compiuto i 35 anni e per le ferree regole della carriera diplomatica, l'età è quella giusta. Ma per tradizione dell'Itamaraty, la Farnesina verde-oro, si tratta di qualcosa di impensabile. Primo perché Eduardo - diventato celebre per un recente matrimonio che definire kitsch è dire poco e in prima linea nelle battaglie pro armi e per l'avere promesso più volte l'apertura dell'ambasciata brasiliana a Gerusalemme - di diplomatico non ha nulla, a cominciare dagli studi. Certo, può accadere che poeti e intellettuali basti pensare a Pablo Neruda o a Vinicius de Moraes in America latina vengano omaggiati dai presidenti con ambasciate prestigiose, ma mandare un figlio senza meriti e per di più a Washington sembra uno scherzo di dubbio gusto.
Suo padre però non ha dubbi: «È perfettamente in grado perché parla inglese ed ha buone relazioni con la famiglia Trump». Subito obbediente al richiamo paterno, Eduardo si è detto pronto a rinunciare all'attuale incarico di deputato quando il padre lo chiamerà a Washington a ricoprire un incarico così prestigioso e vacante da aprile. E per dare peso alle sue parole ha anche aggiunto - per mettere a tacere i malpensanti - che non c'entra nulla il fatto di essere figlio del presidente ma che è tutto merito della sua esperienza: «Ho fatto scambi scolastici e ho cucinato hamburger proprio negli Stati Uniti, nel freddo Maine, che confina con il Canada. Nel gelo del Colorado, su una montagna ho perfezionato il mio inglese e ho visto di persona come sia accogliente il popolo statunitense verso quello brasiliano». Eduardo ha detto poi di aver ricevuto l'appoggio del ministro degli Esteri, Ernesto Araújo, e che non ritiene il suo caso un caso di nepotismo che la Corte Suprema brasiliana possa cassare.
Inoltre dalla sua aurea botte di ferro il figlio del presidente sottolinea il suo lavoro svolto finora come presidente della Commissione degli Esteri e della Difesa nazionale della Camera dei Deputati, anche se «avrò bisogno dell'aiuto dei colleghi dell'Itamaraty, dei diplomatici, perché sarà una grande sfida. Ma ci sono tutte le condizioni perché vada tutto bene».La pensano diversamente i membri dell'opposizione che hanno già annunciato di ricorrere alla decisione prima che il Senato confermi la scelta del nome.
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