Roma - «Mi sono sbagliato. Non credevo che la storia della pistola fosse importante». Parole di Andrea Varriale, il carabiniere 25enne che ha visto morire il suo capopattuglia Mario Cerciello Rega. Interrogato per la quarta volta, Varriale si giustifica così davanti al pm. Non un accenno alla pista dei magrebini. Perché ai colleghi intervenuti subito dopo la richiesta di aiuto, parla di due nordafricani sostenendo la pista di Sergio Brugiatelli, l'amico del pusher Italo Pompei? Un collega mette a verbale: «Ho chiesto spiegazioni sull'accaduto al carabiniere Varriale e mi ha riferito che i responsabili erano due magrebini», racconta l'appuntato Mauro Ecuba.
Nel comunicato diramato dalla sala stampa dell'Arma alle ore 9,03 del 26 luglio si parla di «un individuo, probabilmente africano», assieme a un'altra persona. In giornata gli africani diventano quattro. Anche Brugiatelli parla di marocchini. Eppure sia lui che Varriale li hanno sentiti parlare Elder e Natale, i due californiani. In una telefonata al 112 Brugiatelli parla di una persona con «accento inglese». Il gip Chiara Gallo lo riporta nella convalida del fermo. Sulle chat delle forze dell'ordine circolano persino le foto segnaletiche dei quattro «arrestati». Nomi, cognomi, precedenti penali. «Paradossalmente queste persone non compaiono in alcun atto. Non sono mai state fermate, interrogate, portate in caserma», spiega uno dei legali di Lee Finnegan Elder, l'avvocato Roberto Capra. Intanto il nucleo operativo è sulle tracce dei presunti responsabili. In tarda mattinata irrompono nella camera d'albergo vicino al luogo dell'omicidio. Nel controsoffitto il coltello sporco del sangue di Cerciello. Nel pomeriggio si parla del fermo di due giovani americani. I magrebini, a questo punto, scompaiono per sempre. Un depistaggio durato poche ore? Poi c'è la questione dei tesserini. Natale afferma che Cerciello e Varriale si sono qualificati. Il 19enne italo americano è il solo a capire l'italiano. Varriale insiste: «Avevamo i tesserini e ci siamo qualificati». Quando Elder sferra le prime coltellate Cerciello urla: «Fermati, siamo carabinieri, basta», dice ancora Varriale. Elder non avrebbe capito una sola parola. Il tesserino, però, lo avrebbe dovuto vedere. È stato mostrato? «Fra gli oggetti repertati e sequestrati non ci sono tesserini e manette», spiega l'avvocato. «Non c'era motivo di sequestrare i tesserini di riconoscimento», ribattono i militari. È uno dei punti chiave, assieme alle pistole lasciate in caserma e ai dietrofront di Varriale. Non solo. Il carabiniere viene rimproverato dalla sala operativa quando chiede aiuto.
Dopo la richiesta di intervento, sia lui che Cerciello non hanno fatto sapere più nulla sull'operazione in corso. Perché? Appigli importanti per la difesa, tanto che i legali di Elder hanno ritirato la richiesta di Riesame perché «l'accusa si fonda su ricostruzioni di testimoni le cui parole sono di opinabile attendibilità».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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