Gli americani di Parsons si candidano per la ricostruzione del ponte Morandi

Il presidente americano, Donald Trump, aveva offerto il suo aiuto al premier Giuseppe Conte, subito dopo il crollo del ponte Morandi di Genova. Ecco che gli Usa hanno mantenuto la promessa, tanto che la Parsons Corporations, colosso mondiale nella progettazione e costruzione di infrastrutture di quel tipo, ha manifestato il proprio interesse per l'opera.

La sfida che il commissario e sindaco della città ligure, Marco Bucci e il suo team si accingono ad affrontare richiedono assoluta eccellenza. Ecco perché Parsons ha messo a disposizione i suoi tecnici, che già ad agosto scorso sono andati a Genova per studiare la situazione. La multinazionale, però, non realizzerà materialmente il ponte, ma si candida nel ruolo di Project management consultant dell'Alta Sorveglianza, lo stesso assunto per il progetto del ponte sullo stretto di Messina che prevedeva anche la funzione di verifica indipendente del progetto Independent Design Check. Peraltro, Parsons è proprio la multinazionale che ha realizzato numerosi «Smart Bridges», ponti di nuova generazione come il Çanakkale, il ponte sospeso più lungo del mondo che collega la parte asiatica e la parte europea della Turchia.

L'azienda statunitense ha esperienza sul campo anche in progetti complessi riguardanti la demolizione e il recupero a seguito di crollo di ponti o di infrastrutture di trasporto in centri urbani ad alta densità abitativa, come è accaduto in Canada, per la nuova costruzione del ponte Gordie Howe che

collega il Paese agli Stati Uniti. La società è presente in Italia da 15 anni direttamente e tramite la sua collegata Bonifica spa, società storica nel panorama di tutte le infrastrutture strategiche italiane.

Chiara Giannini

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