Lo hanno trovato in un magazzino del quartiere della Marinella, a Palermo, dove si era nascosto dopo aver ucciso il vicino di casa: martedì sera il 60enne Piero Billitteri ha perso la testa, al culmine dell'ennesima lite col 43enne Cosimo D'Aleo ha estratto una pistola e lo ha freddato davanti ai familiari. Poi ha preso la sua auto ed è scappato via.
Non era la prima volta che l'omicida, che lavorava per un'azienda di igiene ambientale, e la vittima, un muratore, discutevano per futili motivi: una volta era il volume della musica o della tv, un'altra la macchina parcheggiata male, un'altra ancora la biancheria stesa che dava fastidio. Beghe condominiali come ce ne sono in ogni caseggiato, a cui però erano già seguite minacce di morte. Quella fatale è stata scatenata dal fumo di un barbecue: intorno alle 20 D'Aleo, che abitava al pianterreno, aveva iniziato a grigliare la carne e il fumo era salito verso l'appartamento di Billitteri al primo piano della palazzina di via Sferracavallo. Accecando definitivamente Billitteri.
«Impuzzava il mio terrazzo», ha sussurrato ai poliziotti che lo hanno rintracciato e poi arrestato nella notte, a circa tre ore dal delitto. Gli altri condomini ovviamente sono ancora sotto choc. «Gliel'avevo detto di lasciar stare, non doveva finire così», si è disperata un'anziana. Mentre la moglie della vittima ieri ha appeso un lenzuolo bianco con questa scritta: «Mostro, hai ucciso mio marito senza pietà. Senza pensare ai bambini».
La Rap, azienda per cui lavorava Billitteri, ha annunciato di averlo sospeso immediatamente dal servizio «in attesa dei chiarimenti da parte degli organi preposti». Ma probabilmente c'è poco da chiarire, con quel raptus ha distrutto la sua vita e quella di un'altra famiglia.
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