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Da Amnesty a Gassmann parte l'onda dello Ius soli. "Ora diritti agli stranieri"

Polemiche per il certificato "facile". Ma Conte frena: "No a leggi dettate da reazioni emotive"

Da Amnesty a Gassmann parte l'onda dello Ius soli. "Ora diritti agli stranieri"

I follower in rete si erano subito divisi e arroccati sugli spalti del tifo uno contro l'altro. Era solo un'anticipazione ma l'effetto del tweet di qualche giorno fa scritto da Alessandro Gassmann lasciava presagire tempesta. «Quando leggo, in un Paese dove chi nasce da genitori stranieri, che pagano le tasse, non può avere la cittadinanza che purtroppo un calciatore sudamericano non riuscirà ad avere il passaporto prima di ottobre un leggero senso di schifo mi sopraggiunge». Tuoni e tempesta perchè l'affaire Suarez oltrepassa il personaggio, scavalca lui e la presunta truffa nell'esame di italiano per la cittadinanza. La sua storia è un tornado che rimescola le carte dello ius soli. Emblema dell'ipocrisia secondo molti, vigliaccheria del centro sinistra rinfacciano adesso, e il paradigma più semplice che torna a vincere: chi ha i soldi non è straniero e aggira le regole. Dietro c'è il decadimento delle università ma anche il continuo rinvio della legge sullo ius soli, il centro sinistra che in materia di migrazione e integrazione si è girata dall'altra parte, il fallimento alla Camera nel 2015, quando c'era ancora un Matteo Renzi politicamente in forze che prometteva: «l'Italia cambia» con Walter Veltroni che gli faceva eco: «Non abbiate paura». Esortazioni che sono diventate presa in giro per il popolo della sinistra finché il tema è scivolato via, scomparso dall'agenda del centro sinistra. Argomento scomodo che è diventato una «riflessione», per Giuseppe Conte che oggi resta cauto come ieri: «non conosco i dettagli, ci sarà una inchiesta della magistratura, quando si fa una modifica normativa e si elabora un più articolato progetto si terrà conto di tutti gli aspetti, ma non possiamo certo rincorrere la reazione emotiva suggerita dal singolo caso». C'è chi scrive con toni meno attenuati come Nicola Fratoianni, portavoce nazionale di Sinistra Italiana, «Questo dovrebbe essere un Paese a misura di persona. Talvolta si rivela a misura di portafoglio». O l'europarlamentare del Partito Democratico Pierfrancesco Majorino, «La vicenda Suarez fa schifo due volte. Per quel che affiora e per una riforma della legge sulla cittadinanza che non è mai stata realizzata. Che vergogna». Indignazione e rabbia riattizzate come fuoco mai spento, non perchè la battaglia sia stata persa ma peggio perchè non è stata mai combattuta. «Per lo ius soli o ius culturae stiamo aspettando da anni. Non fosse stato per la scoperta dell'inganno di Perugia il calciatore Suarez avrebbe ottenuto lo ius pedilusoris in un attimo», scrivono sul profilo di Amnesty Italia. «Qui non si tratta di tifo, ma di diritti», ha ribadito Gassmann che è tornato sul tema. «Chi vive nel nostro Paese da anni, regolarmente, pagando le tasse, ha diritto di richiedere la nazionalità italiana per i propri figli nati qui. Non penso quindi che sia sbagliato dare la nazionalità italiana a un campione di calcio, se di origini italiane o sposato con un'italiana, ma che gli stessi diritti dovrebbero essere dati a chi, con il lavoro, si è guadagnato onestamente un posto nella nostra società». Anche la Caritas Ambrosiana è intervenuta facendo notare: «Il tempo per ottenere la cittadinanza italiana per migliaia di giovani nati in Italia è 4 anni dalla maggiore età.

Ragazzi che nascono, crescono e studiano in Italia».

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