Anastasia, dalla Siberia a Roma. La bambina aveva due identità

La donna russa riconosciuta dalla madre che ha telefonato a "Chi l'ha visto?". L'incontro con Kaufmann, il corso di inglese e il parto a Malta in uno studio privato

Anastasia, dalla Siberia a Roma. La bambina aveva due identità
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Intrigo internazionale a villa Pamphili. Chi era Anastasia Trofimova, alias Stella Ford, la 28enne trovata cadavere nel parco il 7 giugno?

Soprattutto chi è e per chi lavora il presunto assassino della piccola Andromeda, Charles Francis Kaufmann, alias Rexal Ford, Michael Sterling, Arthur Redding, infine Matteo Capozzi, fantomatico regista e produttore cinematografico dai mille nomi?

Anastasia entra illegalmente a Malta dalla Russia passando per l'Ucraina allo scoppio del conflitto fra i due Stati. Anzi no, la donna avrebbe passato regolarmente la frontiera con un passaporto russo per motivi di studio.

Lo dice la madre in diretta tv a Chi l'ha Visto?, l'hanno scoperto gli uomini dello Sco in missione a La Valletta per ricostruire i movimenti della coppia misteriosa approdata in Sicilia due mesi fa a bordo di un catamarano preso a nolo, bimba al seguito. La donna dal piede tatuato era nata a Omsk, Russia, confermano agli agenti italiani i colleghi dell'Fbi e le autorità maltesi, e si era stabilita a Marsascala, quartiere periferico popolato soprattutto da immigrati dell'Est Europa, dopo aver conosciuto Francis il californiano. O meglio dal 2019 Rexal Ford, quando il killer arrestato a Skiathos, in Grecia, cambia nome e passaporto. Negli Stati Uniti è possibile solo per validi motivi e, fondamentale, se non si hanno precedenti penali. Kaufmann, invece, ce li aveva: cinque arresti e quattro mesi di prigione per aggressione e lesioni gravi. Eppure l'ha ottenuto. Forse chi l'ha aiutato è lo stesso che spedisce ogni mese 6mila euro al suo alias Capozzi? Il 46enne, di fatto, non guadagna un soldo. A Malta, però, fonda una produzione cinematografica, la Tintagel film, dopo aver girato tre continenti in cerca di finanziamenti per un film mai girato. Per le autorità maltesi Kaufmann è celibe, senza figli, senza alcun precedente penale.

L'uomo, insomma, ha una nuova, immacolata, identità che gli servirà per trovare ricchi investitori o per coprire losche attività al servizio di Paesi stranieri? La bimba viene partorita da Anastasia il 14 giugno 2024 in uno studio medico privato e Francis/Rexal la registra all'anagrafe dell'ambasciata americana prima come Andromeda Ford, poi come Lucia. Passano due anni avvolti nel mistero. Stella, come la chiamano i vicini, ha sempre con sé un pc portatile. Una hacker al servizio della madrepatria in terra ucraina prima, a Malta dopo? A marzo i tre arrivano prima in Sicilia, poi a Roma. Cercano casa nel quadrante centrale, tra Gianicolense e Monteverde. Da maggio, quando vengono avvistati in varie situazioni a Trastevere e in Campo Marzio, fanno vita da clochard. Non sembrano barboni anche se vivono nella macchia di villa Pamphili. Di notte dormono in una tenda da campeggio, all'alba la smontano e si muovono in città.

In Italia Kaufmann cerca nuovi contatti. Parla con un fotografo siciliano per affittare una barca diretta a Malta, attende nella hall di un albergo in centro un oscuro personaggio, "I wait a friend" dice al portiere. Francis si ubriaca spesso. Tanto da essere identificato, e inspiegabilmente rilasciato, per ben tre volte, due con Anastasia e la bimba la sera del 20 maggio in via Giulia alle 22 e alle 23,50. "Mi chiamo Stella Ford" dice lei. Francis ha sangue sul volto e la donna riferisce agli agenti che la ferita se l'è procurata sbattendo e che lei non era stata maltrattata.

Lo sottolinea il gip Flavia Costantini nell'ordinanza di custodia cautelare, lo verbalizzano gli agenti che, però, li lasciano andare nonostante la donna fosse senza documenti.

Anche quando il 5 giugno una volante interviene in piazza Cairoli per la segnalazione di un uomo barcollante con una bimba in braccio, seduta sulla sella di uno scooter, gli agenti non lo portano in questura.

Sarà un'indagine interna disposta dal capo della polizia Vittorio Pisani a stabilire la correttezza, o meno, dei tre interventi.

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