La proposta di Renzi fa saltare sulla sedia i virologi. Riaprire le fabbriche dopo Pasqua e le scuole il 4 maggio viene giudicata «una follia» dal mondo della scienza. Siamo tutti d'accordo che sia un danno immenso restare in stand by ostaggio di un virus. Ma non è tempo di false ingenuità. E non è il caso di illudere gli italiani che purtroppo dovranno prolungare il sacrificio ancora per un bel pezzo. A ricordarlo all'ex premier, prima ancora che la politica, sono quelli che da settimane analizzano il Covid in laboratorio e ancora non ne conoscono fino in fondo i danni.
Dichiarazioni del genere infatti rischiano di mandare all'aria il piano più audace che l'Italia abbia mai intrapreso e possono dare l'alibi alla gente per uscire e non rispettare i divieti. Il primo a dare una frenata all'ottimismo «stile Trump» è Pier Luigi Lopalco, epidemiologo presidente del Patto trasversale per la Scienza: «Pensare di riaprire le scuole il 4 maggio è una follia e fare proclami in questo momento è sbagliato - tiene a mettere bene in chiaro - Dobbiamo essere cauti e non dare illusioni se non abbiamo dati. Oggi abbiamo solo una flebile speranza in Lombardia ma ad esempio a Milano la situazione non è ancora sotto controllo. Come facciamo a riaprire le scuole se non lo abbiamo certezze? Non diamo false aspettavi e speranze».
Detto questo Lopalco dimostra che la scienza non guarda solo ai risultati delle statistiche e dei laboratori. «Bisogna urgentemente mettere in piedi un gruppo di lavoro che elabori una strategia e dica a tutti noi quando e in che modo potremo riprendere le nostre attività». Secondo lo scienziato il problema posto dal leader di Italia Viva è «serio» e ovviamente «la chiusura delle attività non può essere infinita sia perché i cittadini in casa non possono stare per mesi senza impazzire o ammalarsi, sia perché le attività produttive devono in qualche maniera ripartire altrimenti c'è chi si ammalerà di povertà. Ma per fare questo serve una strategia. Urgente».
Furente il virologo del San Raffaele di Milano Roberto Burioni. «Certo è che dobbiamo cominciare a pensare a una ripresa delle nostre vite - scrive su Facebook - non possiamo continuare a stare in casa al fine di rimanere in casa per sempre. Però dobbiamo anche sapere che in questo momento la situazione è ancora talmente grave da rendere irrealistico qualunque progetto di riapertura a breve. E siccome qualcuno ha difficoltà a comprendere il testo scritto, sono più chiaro. Al momento bisogna stare tappati in casa, altrimenti si vanificano i sacrifici che abbiamo fatto fino ad ora, punto e basta».
Anche Gianni Rezza, direttore del dipartimento Malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità sprona gli italiani a resistere. Prima è necessario vincere la guerra contro il virus ed invertire la tendenza dei contagi. «Come epidemiologo devo guardare la salute pubblica e ora occorre rallentare e arrestare l'epidemia. Non possiamo tenere l'Italia chiusa per sempre, ma occorre vedere prima vedere gli effetti delle misure importanti messe in campo dal Governo. In questo momento non si può dire nulla non prima della fine del mese. Poi si posso studiare provvedimenti magari stop and go o misure complementari. Vedremo cosa accadrà».
Già qualche giorno fa il direttore di Malattie infettive al Sacco di Milano Massimo Galli, invitato a bere un aperitivo a maggio dal giornalista Mario Giordano che lo stava intervistando in diretta tv, aveva espresso i suoi dubbi sulla
tempistica: «Dubito che potremo». L'esperto ha piuttosto spostato di un mese avanti, a giugno, la linea che potrebbe segnare il giorno in cui «ne verremo fuori» o almeno potremo, gradualmente, tornare alla vita (non) di prima.
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