Ma anche alla ricerca bisogna dare dei limiti

Ma anche alla ricerca bisogna dare dei limiti

R esponsabilità. Se con la macchina provoco un incidente, sono responsabile di un danno causato a qualcuno. Oggi la nostra società fa i conti con un'idea di responsabilità molto più complessa: quella di limite. Abbiamo la responsabilità di mettere dei limiti allo sfruttamento della natura, all'immigrazione, alle libertà dei figli e allo sviluppo della scienza. Sostenere che dobbiamo assumerci la responsabilità di mettere dei limiti allo sviluppo scientifico sembra un atteggiamento oscurantista. Mai prima d'ora, l'uomo si è trovato nella condizione di modificare il genere umano quando ancora esso non ha visto la luce. L'ingegneria genetica sviluppa grandi risorse per migliorare le condizioni di vita, ma porta con sé anche una volontà di potenza che annienta l'integrità dell'uomo attraverso la manipolazione della sua natura. Diventano fondamentali due domande. La prima si chiede se la scienza ha una sua indiscutibile autonomia e indipendenza di ricerca; la seconda, se è doveroso pretendere dei limiti al suo procedere. Queste due domande si sono imposte già alla fine della seconda guerra mondiale quando lo scienziato Oppenheimer, uno dei padri della bomba atomica, ebbe una crisi di coscienza e si rifiutò di continuare a lavorare all'ordigno all'idrogeno. Oggi le due domande sono presenti con tutta la loro drammaticità quando si tratta di affrontare le questioni legate all'ingegneria genetica. Dunque, alla prima domanda rispondo no: la scienza non deve essere autonoma nell'attività di ricerca. Alla seconda domanda - di conseguenza - la mia risposta è affermativa. Quali sono i principi etici che definiscono i limiti della nostra responsabilità? Sfuggire a questa responsabilità significa accettare un'anarchia etica condizionata dagli interessi economici del prodotto della ricerca scientifica, che calpestano i valori etici della storia di una civiltà. Questa responsabilità è essenzialmente culturale, prima che politica. Altrettanto evidente è che, in assenza di questa responsabilità del limite, la scienza genera mostri.

Mostri - nel senso etimologico della parola - che infrangono il nucleo essenziale della vita, e che, tuttavia, vengono rappresentati come esempi del progresso scientifico. Non siamo di fronte ad alcun progresso, ma a una menzogna con cui la volontà di potenza dello scienziato distrugge la vita e agisce contro l'etica di una storia e di una tradizione.

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