Berlino «Siete come la Ddr». Il ministro delle Finanze della Germania, Wolfgang Schäuble, si butta nella rissa fra governo tedesco e amministrazione turca scoppiata dopo l'arresto a Istanbul di un attivista per i diritti umani di nazionalità tedesca. La questione ha presto travalicato la sfera diplomatica e giovedì il ministro degli Esteri Sigmar Gabriel ha sconsigliato ai suoi concittadini di viaggiare in Turchia e alle imprese teutoniche di fare affari in quel Paese. Venerdì è stata la giornata di Schäuble. Con i suoi arresti arbitrari e la mancanza di accesso dei consolati ai detenuti, «la Turchia mi ricorda di come funzionavano le cose nella Ddr. Se ci andavi e ti capitava qualcosa, nessuno ti avrebbe potuto aiutare», ha detto il ministro alla Bild. È stata ancora la Bild a scrivere che la Germania avrebbe sospeso ogni consegna di armi alla Turchia.
Intervistato dal secondo canale tv, il capo di gabinetto di Angela Merkel, Peter Altmaier, non ha né confermato né smentito la notizia affermando invece che Berlino «si riserva di valutare se altre misure si renderanno necessarie». Un linguaggio obliquo che ha però colto nel segno. «La Germania si dia una regolata», gli ha risposto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. «Agli amici tedeschi vorrei ricordare una cosa: non siete abbastanza forti né per insultarci per spaventarci». E tuttavia la frenata imposta da Berlino al turismo in Turchia (settore peraltro già in crisi fra attacchi terroristici, il tentato golpe del luglio 2016 e la successiva ondata repressiva) non deve avere fatto piacere neppure al collerico sultano, la cui popolarità in Turchia è in gran parte legata al potente sviluppo economico del Paese sotto i suoi governi. Tant'è che nella sua dura risposta, Erdogan si è anche ricordato di smentire le notizie circolate in Germania sull'esistenza di una lista di imprese tedesche finite nel mirino di Ankara quali sostenitrici del terrorismo. «Non esiste alcuna indagine o ispezione: sono tutte bugie».
Dopo il giannizzero cattivo, per la Turchia ha parlato anche quello buono. Il primo ministro turco Binali Yildirim ha chiesto alle autorità tedesche di usare toni più concilianti, forse dimentico che poche settimane prima il suo capo aveva definito «nazista» il governo tedesco contrario ai comizi elettorali del governo turco in Germania.
Fra un insulto e una minaccia, due notizie vanno però controcorrente: il presidente di Bosch Turchia, Steven Young, ha annunciato ieri investimenti per 184 milioni di dollari in Turchia, mentre un 37enne turco in Germania è stato condannato a quasi tre anni per essere un esponente del Pkk, partito irredentista curdo nemico giurato del governo.
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