Ancora minacce ai Benetton, giù Atlantia

Sotto attacco le concessioni autostradali. In crisi Trevi, gioiellino renziano

Ancora minacce ai Benetton, giù Atlantia

Debutto di governo in salita per il Pd che rischia già di farsi scappare di mano diversi dossier industriali. Primo fra tutti quello che riguarda le autostrade italiane. Il titolo Atlantia, la holding della famiglia Benetton, e il partito guidato da Nicola Zingaretti hanno preso ieri la prima doccia fredda. «ll nuovo governo porterà a completamento il procedimento in tema di concessioni autostradali avviato a seguito del crollo del ponte Morandi senza nessuno sconto per gli interessi privati», ha chiarito Conte chiedendo il voto di fiducia in aula alla Camera. «L'obiettivo esclusivo sarà la tutela dell'interesse pubblico e, con esso, la memoria delle 43 vittime del Ponte Morandi, una tragedia che rimarrà una pagina indelebile della nostra storia patria», ha aggiunto cancellando con un colpo di spugna una settimana di dichiarazioni del neo ministro Pd alle Infrastrutture, Paola De Micheli, che aveva confermato il no alla revoca delle concessioni per i Benetton.

Un cambio di passo, quello imposto ieri dal premier alla metà «rossa» del governo, che ha spaventato il mercato pesando sul titolo Atlantia: le azioni hanno perso l'1,98% a 24,15 euro.

E se sul fronte autostrade la prova di forza del Pd ha avuto vita breve, ancor peggiore a livello di immagine è il dossier che sta interessando la Trevi Finanziaria: spot renziano del genio italico nel mondo.

La società dell'ingegneria del sottosuolo, attiva anche nel settore delle perforazioni (petrolio, gas, acqua) e nella realizzazione di parcheggi sotterranei automatizzati, è sotto i riflettori da sabato per non aver ottenuto dalla società di revisione Kpmg la certificazione ai bilanci 2017 e 2018. Una grana per il gruppo e per i suoi azionisti in particolare la Cdp (16,8%) - che hanno praticamente perso tutto il proprio investimento. Quattro anni fa (ai tempi del governo Renzi) Cdp ha investito 101 milioni per rilevare il 16,85% del gruppo romagnolo. Il titolo all'epoca viaggiava sui 4 euro, mentre oggi è intorno a 0,29 euro. Erano altri tempi. Quelli in cui Trevi veniva «citata» (prima dell'ufficializzazione) dal premier Matteo Renzi per aver vinto una commessa da oltre 2 miliardi per ristrutturare la diga di Mosul. La stessa Trevi per la quale il governo era pronto a schierare un esercito in difesa dei lavori. Un bello spot per il partito che ora dovrà disinnescare la mina con il «Progetto Italia», il grande polo delle costruzioni con cui Salini Impregilo salverà Astaldi e che si prepara ad aprire le porte alle grandi imprese del comparto in difficoltà. Trevi sarà la prima della lista visto che il polo è finanziato e partecipato dalla Cdp stessa. Ma prima dovrà essere risanata, e le banche creditrici sono al lavoro con la Cassa per la ristrutturazione e le nuove nomine: il 23 settembre è attesa l'assemblea per eleggere il nuovo cda. Entro domenica, poi, il governo giallorosso dovrà affrontare anche la questione Alitalia.

«Cerchiamo di mantenere i tempi», ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, parlando della scadenza del 15 settembre per la presentazione dell'offerta per l'aviolinea. Ma quanto all'incontro con l'ad di Fs, Gianfranco Battisti, il ministro ha precisato che «non è ancora stata stabilita una data».

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