Ancora missili e droni contro villaggi e civili. Pokrovsk appesa a un filo

Odessa, Sumy, Chernihiv e il Dontesk nel mirino. La città simbolo resiste ma sembra sempre più in mano russa

Ancora missili e droni contro villaggi e civili. Pokrovsk appesa a un filo
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Con il crepuscolo che trascina via il fumo degli incendi e il rimbombo degli allarmi, il fronte orientale e del sud ridisegnano ancora una volta i loro contorni. Kiev si ritrova a fare l'inventario dei danni, mentre Mosca consolida un altro passo della sua avanzata metodica.

Ieri mattina le autorità ucraine hanno diffuso la notizia dell'ennesimo raid russo con droni sul porto di Odessa e sulle infrastrutture energetiche della regione. I velivoli senza pilota hanno provocato incendi multipli e almeno un ferito, mentre diverse imbarcazioni civili sono state danneggiate nonostante la reazione della contraerea.

Gli attacchi si sono estesi anche alle regioni di Sumy, Chernihiv e Donetsk, comprimendo ulteriormente il già fragile sistema energetico nazionale. In molte aree del Paese sono entrati in vigore programmi di interruzione programmata dell'elettricità: una normalità forzata in un Paese costretto a convivere con il buio da parecchio tempo.

Anche la regione di Kharkiv ha vissuto ore di angoscia dopo un attacco missilistico russo che ha colpito il centro di Balakliia, uccidendo tre persone e ferendone dieci, tra cui tre adolescenti. L'ospedale locale ha ricoverato nove feriti. Altre due vittime si segnalano a Nikopol, nel Dnipropetrovsk. Nuovi tasselli nel doloroso mosaico della popolazione civile finita nel mirino.

Sul campo la giornata si chiude con una serie di avanzate che rafforzano in maniera significativa la posizione di Mosca su tutti i fronti. Sono evidenziate anche dalle mappe di Deep State, strumento la cui attendibilità viene riconosciuta sia da Mosca che da Kiev, e in serata sono arrivate le ammissioni del direttore esecutivo del Centro ucraino per la sicurezza Zhmailo. La Russia fa leva sulla superiorità delle forze aerospaziali, supportate dall'artiglieria e dall'impiego massiccio di bombe plananti da tre tonnellate e ordigni termobarici da una tonnellata e mezzo. Il Cremlino ha comunicato la conquista di Gai, nell'oblast di Dnipropetrovsk, di Dvurechanskoye, nel Kharkiv, e di Platonovka (Donetsk). A queste si aggiungono Rivnopillia e Mala Tokmachka, due posizioni nella regione di Zaporizhzhia che Mosca inseguiva da settimane nell'ambito di un avanzamento lento ma costante lungo più assi operativi. La caduta di questi insediamenti contribuisce a consolidare il controllo russo nei settori settentrionale e meridionale del fronte, aumentando la pressione sulle linee ucraine ora dopo ora.

Il quadro generale appare ormai segnato anche a Pokrovsk, quasi completamente sotto il controllo russo, e a Mirnograd, che può considerarsi perduta. Per Kiev si profila un bivio drammatico: fermarsi o tentare di protrarre una resistenza che si fa sempre più debole, schiacciata nel cosiddetto "imbuto di Pokrovsk", dove gli spazi operativi si riducono. La mancata evacuazione delle guarnigioni, dopo il fallito blitz degli 007 militari, ha aggravato ulteriormente il bilancio: circa 15mila soldati ucraini sono rimasti intrappolati senza reali possibilità di salvezza.

Intanto in Romania è stato evacuato il villaggio di Plauru dopo che un attacco russo con droni contro il porto ucraino di Izmail ha incendiato una nave carica di gas liquefatto.

Per sicurezza, 15 residenti sono stati allontanati, mentre le autorità di Bucarest hanno precisato che lo spazio aereo non è stato violato. Un episodio limitato, ma indicativo dell'ampiezza delle ricadute del conflitto sui Paesi vicini.

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