La vittoria dei talebani in Afghanistan riportato il tema della crisi migratoria al centro del dibattito politico, proprio a pochi mesi dalle Comunali d'autunno. Un test elettorale assai importante soprattutto per il Pd e il M5S che faticano a trovare una sintesi per allearsi nei diversi capoluoghi in cui si voterà.
“Noi siamo in una fase di transizione per cui nei territori, magari, ci sono ancora quelli che odiano il Pd oppure quelli che si fidano di Conte, ma non dell'alleanza col Pd”, dice a ilGiornale.it un parlamentare pentastellato di primo piano che aggiunge: “Il Pd non si fida dei nostri nomi e, quindi, come a Napoli con Manfredi, bisogna sempre cercare un candidato terzo e non esiste un nome nostro nostro appoggiato dai dem. Solo in Puglia e Campania siamo riusciti a fare delle alleanze”. Per quanto concerne l'immigrazione “noi siamo andati a traino del Pd sullo Ius Soli, rilanciando la proposta dello Ius culturae di cui è relatore Giuseppe Brescia, uomo vicinissimo a Fico e alla parte sinistra del M5S”, ammette il grillino. Secondo il politologo Giovanni Orsina, direttore della Luiss School of Government, “è possibile che il tema immigrazione renda il dialogo con i Cinquestelle più difficile, ma l'estate sta finendo e non dovrebbe diventare un tema di campagna elettorale, anche se è vero che l'Afghanistan lo sta riportando all'attenzione dei media”. Ed è altrettanto vero che “i Cinquestelle, che hanno anche governato un anno insieme a Salvini, sui temi dell'immigrazione sono sempre stati molto più cauti, mentre il Pd è sempre alla ricerca di temi identitari forti”, spiega Orsina. Il professore della Luiss, poi, ammonisce i dem: “Più il Pd spinge sull'immigrazione e più fa un favore a Salvini che su questo tema ha costruito le sue fortune”.
Diverso è il parere dei sondaggisti Antonio Noto, direttore di Noto Sondaggi, e Federico Benini, direttore di WinPoll, secondo cui l'immigrazione e lo Ius soli non sono temi che possano interessare i cittadini chiamati a esprimersi su un voto prettamente locale. “Sullo Ius soli, a livello nazionale, credo che si dovrà trovare una sintesi e con la neo-presidenza di Conte queste divisioni si assottiglieranno anche perché molto spesso, lo stesso Conte sembra essere quasi più vicino al Pd che al M5S”, spiega Noto. Il direttore di Ipr Marketing, però, ha un giudizio complessivo alquanto negativo sulla nascente coalizione giallorossa: “L'alleanza Pd-M5S è stata fatta a macchia di leopardo e sembra molto una fusione a freddo. Appare più come un qualcosa da nascondere più che da valorizzare e ciò si nota perché, anche dove c'è un unico candidato, manca una campagna elettorale e un progetto unitari”. Secondo Benini, invece, visto e considerato che l'elettorato pentastellato, dal 2018 a oggi, si è più che dimezzato “quelli che attualmente votano M5S sono tutti ex elettori di centrosinistra che il Pd non si è ancora ripreso” e, pertanto, “sarebbe sciocco se i due partiti si dividessero su questioni, come lo Ius Soli, che politicamente ed elettoralmente sono marginali”. Ma non solo. “Se si pensa solo a quel che si dicevano anni fa Pd e M5S è già un miracolo che in diverse realtà corrano insieme, forse anche a Siena dove correrà Letta. Un conto sono gli elettori, un altro è il gruppo dirigente”, chiosa Benini. A tal proposito, il politologo Orsina ricorda: “Il M5S nasce in contrapposizione al Pd, lo chiamavano il PdmenoElle.
C'era un'ostilità profonda verso il Pd che è il partito dell'establishment, dei burocrati e dei grandi giornali. La ragion d'essere del M5S è il vaffa ed era rivolto anzitutto al Pd che è il partito del governo e, quindi, per disarticolare questa inimicizia ci vuole tempo”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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