Ci sarà anche Giulia Bongiorno tra i candidati delle prossime elezioni. È stato Matteo Salvini a spiazzare tutti scegliendo il noto avvocato penalista, che ha difeso tra gli altri Giulio Andreotti, come capolista del Carroccio in diversi territori. «È il segno di una Lega che cresce, che si occupa di sicurezza, di diritti delle donne e di riforma della giustizia», spiega orgoglioso Salvini la decisione di andare a pescare una candidata solida tra le fila degli ex finiani. Un legale di grido, prima che un politico, approdata a Salvini dopo essere partita da uno dei fondatori della Dc e passata appunto per Fini, ma anche per Monti.
Perché la Bongiorno, oltre ad essersi occupata nel 2007 della separazione di Gianfranco Fini e a difenderlo tutt'ora nell'affaire Corallo - un'inchiesta per riciclaggio che lo coinvolge con il re delle slot machine, partita dalla nota vicenda della casa di Montecarlo - è stata per anni una finiana di ferro seguendo l'ex leader di An in Futuro e Libertà, al quale aderì nel 2010 dopo essere stata eletta deputato alla Camera nel 2006 tra le fila di Alleanza Nazionale e rieletta nel 2008 nel Popolo della Libertà. Ma nel 2013 per la Bongiorno ci fu anche una parentesi importante con Scelta Civica di Mario Monti, del cui governo fu una fiera sostenitrice, contraccambiata con una candidatura (poi andata male) nel Lazio. Una riciclata della politica, dunque? «Assolutamente no, Giulia è un valore aggiunto per la coalizione. Ha una sua carriera, una sua attività», ribatte Salvini, forte del curriculum di tutto rispetto che può vantare l'avvocato di tanti imputati eccellenti, tanto esile di fisico, quanto agguerrita e grintosa nelle aule di giustizia e in Parlamento, dove si è fatta conoscere soprattutto per il suo impegno nella lotta contro la violenza alle donne, che porta avanti anche fuori dai palazzi con l'associazione «Doppia difesa», fondata con Michele Hunziker.
Certo una candidatura del genere, che strizza l'occhio all'elettore moderato più che a quello leghista, può sembrare un messaggio a Silvio Berlusconi, che proprio ieri ha ridimensionato le ambizioni da premier di Salvini affermando di vederlo bene come ministro dell'Interno in un eventuale governo di centrodestra. Ma anche un dispetto a Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d'Italia, che ha sempre detto di non voler sentire parlare di ex finiani in coalizione e che invece se ne trova una in lista, per di più proiettata verso incarichi di prestigio, visto che il numero uno del Carroccio, «se la Lega avrà un voto in più degli altri», dice di volerla «impiegare ai massimi livelli». Ancora di più se, come è probabile, la Bongiorno verrà candidata nel Lazio, dove Fdi ha il suo bacino elettorale più consistente.
Come è maturata la decisione della Bongiorno di scendere in campo con la Lega, invece, ce lo spiega lei stessa: «Nascendo al Sud, Salvini mi sembrava la persona più lontana da me, il suo partito si chiamava Lega nord, era l'uomo forte, maschilista, che schiaccia le donne». Ma poi tra i due è scoppiata una scintilla. Hanno parlato tanto, si sono confrontati ed è arrivata la candidatura, che pare non sia «maturata in cinque minuti perché scadevano le liste». Racconta l'avvocato che a colpirla di Salvini «è stata la nitidezza di idee in materia di sanzioni e di regole».
«Non sono una che ha ansia di libertà e uguaglianze - dice - ne abbiamo troppe. Io sono per le regole e i divieti. Suona antico? No, suona buono. Con le regole evitiamo anche di importare l'immigrazione. Le regole non sono burocrazia, ci garantiscono la libertà».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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