Gli animali adottano E la natura "matrigna" diventa fiaba Disney

Gatti che si prendono cura di altri mici, balene che accudiscono delfini: se l'affetto supera l'istinto

Gli animali adottano E la natura "matrigna" diventa fiaba Disney

C'è una sorta di disegno imperscrutabile nelle adozioni materne tra animali o domina solo l'istinto di sopravvivenza? O forse c'è un barlume di «umanità» come capita di intravedere nella storia che ci ha inviato una lettrice e che mi ha colpito al punto da usarla come spunto per alcune riflessioni.

La signora ha una gatta adulta che si chiama Pina. In realtà ha sia cani che gatti in quantità, tutti trovatelli. Pina è una gatta che si è ammalata di tumore mammario e si è salvata grazie a una miracolosa regressione della malattia. Red è figlio di un'altra gatta, Genny, che non si è mai integrata con gli altri ed è rimasta un po' piccola e malaticcia. Molti dei suoi cuccioli sono morti perché finiva il latte e non riusciva ad accudirli. Della cucciolata, nata ad agosto, faceva parte Red che non si faceva nutrire artificialmente. Ci ha pensato la «zia» Pina appunto, che l'ha preso sotto la sua zampa protettrice e lo ha allevato come fosse suo figlio!

Leggendo questa storia mi è venuto in mente come, solo poche decine d'anni fa, era usanza nelle campagne, come nei quartieri altolocati delle città, «dare a balia» i bambini. Se una madre non aveva latte a sufficienza c'era una donna poco distante che magari ne aveva anche troppo ed entrambe le famiglie non trovavano nulla di strano, né si vergognavano, che il neonato fosse «tirato su» appunto dalla balia. Nella specie umana l'istinto materno è profondamente radicato e fa parte di un bagaglio genetico che crea una solida barriera al rifiuto della creatura partorita perché debole o perché la madre non può allevarla.

Gli animali selvatici e quelli domestici rispondono solo in parte a questo requisito, specie quelli che hanno un notevole numero di parti nella vita con centinaia di piccoli messi al mondo. La coniglia che partorisce dieci coniglietti, se ne individua alcuni troppo deboli o troppo problematici da far sopravvivere, semplicemente li rifiuta lasciandoli al loro triste destino. Questa è la natura dove vige la legge del più forte, quella della sopravvivenza. Ma anche la natura ci riserva esperienze che, filtrate dalla forma mentis umana, ci appaiono come storie disneyane. Così la balena che alleva il delfino deforme finisce su tutti i media e commuove fino alle lacrime, ma non c'è bisogno di andare lontano per incontrare un gatta che si fa carico del gattino che la sorella o un'illustre sconosciuta non può allattare, come è capitato alla lettrice.

Soprattutto negli animali domestici, spesso l'istinto materno supera la legge del più forte e allora, nelle campagne come nell'appartamento del centro città, sboccia quel meraviglioso fiore che permetterà al frutto acerbo e malato di crescere ugualmente e di raggiungere il traguardo della vita, nonostante le catene della

sopravvivenza biologica stringano i loro anelli che ci paiono così crudeli e «inumani». E allora si rinnova un antico miracolo che queste immagini ben raffigurano e che forse non ha neanche bisogno di saccenti spiegazioni etologiche.

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