Anna Wintour lascia il suo trono: ora il Diavolo non veste più Vogue

La storica direttrice via dalla rivista dopo 37 anni. L'annuncio durante una riunione

Anna Wintour lascia il suo trono: ora il Diavolo non veste più Vogue
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La notizia è arrivata alle 18 ora italiana: Anna Wintour, celeberrima giornalista di moda consegnata al mito dal libro e soprattutto dal film Il diavolo veste Prada, lascia Vogue America dopo 37 anni. L'ha detto lei stessa al suo team specificando che vuole cercare un nuovo responsabile dei contenuti editoriali mantenendo la carica di Chief Content Officer dell'intera Condè Nast e Global Editorial Director di tutti i Vogue. In pratica molla la poltrona per modo di dire perché da Vogue America non arriverà tanto un direttore quanto un capo dei contenuti editoriali. Secondo Wwd (Women Wears Daily, il quotidiano di moda più importante del mondo) costui o costei assumerà lo stesso ruolo creato per i colleghi delle edizioni internazionali tipo Francia, Spagna, Italia, Germania, Giappone, India, Taiwan, Uk e Middle East. Tutto questo è cominciato 4 anni fa, quando Condè Nast ha radicalmente cambiato la propria struttura editoriale. Tanto per dare un'idea all'epoca Emmanuelle Alt ha lasciato dopo 10 anni di successi la direzione di Vogue Paris mentre la stella di Edward Enninful nominato direttore di Vogue Uk nel 2017, divenne una supernova dino al 2023, quando anche lui uscì di scena. Insomma un bel ribaltone visto che ha riunito sotto un'unica testa pensante (la sua) una serie di testate come Wired, Vanity Fair, Gq, Ad, Condè Nast Traveller, Glamour, Bon Appetit, Tatler, World of Interiors e Allure. Del resto stiamo parlando di un personaggio leggendario. Il New York Times ha intitolato un articolo sulla sua persona Citizen Anna: un chiaro rimando a Quarto Potere, la celeberrima pellicola di Orson Wells che nella versione originale si chiamava Citizen Kane. Nelle molte redazioni in cui ha lavorato qualcuno parla di "Nuclear Wintour", mentre The Guardian ha scritto che è il sindaco non ufficiale della città di New York. L'aggettivazione omerica della Aspesi ha prodotto una serie infinita di velenose definizioni: monarca assoluto da Ancien Régime della moda mondiale; regina tiranna; Caterina o Maria de' Medici dell'eleganza; massima star tra le famose "celebrity" del futile. Anna Wintour è nata il 3 novembre 1949 a Londra, dall'allora direttore dell'Evening Standard, Charles Vere Wintour e da Eleanor Trego Baker, detta Nonie, figlia di un professore di legge dell'università di Harvard. Il suo interesse per la moda è a dir poco precoce.

A soli 14 anni individua la pettinatura che ancora oggi è uno dei suoi tratti distintivi: un liscio caschetto con la frangia refrattario a qualsiasi colpo di vento. Due anni dopo viene espulsa dall'esclusiva North London Collegiate School (dove si sono diplomate alcune celebrità come l'attrice Jane March e la psicologa Susie Orbach che ha scritto il best seller Noi e il nostro grasso, livre de chevet di Lady Diana) per la sua smania di accorciarsi le gonne. Kitty Anderson, la direttrice che firma il decreto di espulsione, potrebbe essere la prima di tanti nemici della Wintour, ma in realtà le fa un gran favore perché viene mandata a lavorare inizialmente nella boutique Biba (centro nevralgico della cosiddetta Swinging London) poi da Harrod's. Inoltre il padre la consulta spesso e volentieri su come incentivare la lettura dei quotidiani tra i giovani e per Anna, appena adolescente, comincia a delinearsi un futuro nell'editoria. Inutile dire che il giornalismo è spesso un mestiere di famiglia. Nel suo caso, poi, c'è perfino una parentela acquisita. Infatti quando i genitori divorziano, papà Wintour si risposa con Audrey Slaughter, una giornalista che ha fondato alcuni magazine britannici tipo Honey e Petticoat.

Anna viene assunta nel 1970 come assistente editoriale di Harper's & Queen dove lavora con fotografi quali Helmut Newton e realizza servizi di moda ispirati all'arte di Renoir e di Manet. Cronicamente in disaccordo con il direttore, Min Hogg, si dimette nel 1975 e parte per New York. Il resto è storia, fino a ieri.

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