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Un anno di rancore nelle chiamate al 112

Un ispettore racconta: feste segrete, gente sotto il letto, vicini che si vendicano di vicini

Un anno di rancore nelle chiamate al 112

«Se leggi questo cartello, non sei bloccato nel traffico: sei il traffico» recitava una pubblicità del trasporto pubblico esposta nelle autostrade d'America. Oggi sarebbe la risposta perfetta a quanti affollano le strade e sui social postano foto degli altri accusando: «Ma che ci fa tutta questa gente in giro?». L'empatia non è sopravvissuta alla prima fase della pandemia. E la prova è nel boom di denunce contro i vicini di casa che arrivano al 112 o attraverso l'app Youpol della Polizia di Stato, che consente l'anonimato.

«All'inizio dell'epidemia pattugliavamo strade e parchi -racconta al Giornale Nicola Carpinelli, ispettore superiore di polizia e sindacalista del Sap- solo nelle due zone di Milano dove opero io arrivano tre o quattro segnalazioni di feste nelle case per turno di lavoro. Ogni weekend 8-10 interventi». Vicini che denunciano vicini, ristoratori contro altri ristoratori, ma anche semplici passanti. Come l'uomo che ha denunciato la festa nella casa sulla collina torinese del calciatore juventino McKennie: ha raccontato che stava portando a spasso il cane alle 22,30, cioè dopo il coprifuoco, cosa consentita solo se si autocertifica di aver avuto un impedimento a farlo prima, altrimenti andava multato pure lui. «Le regole -dice Gianni Tonelli, ex poliziotto e parlamentare della Lega- sono complesse, mancano di ragionevolezza e per questo hanno un basso indice di effettività». E infatti a marzo le sanzioni sono state solo 48.000 su oltre 3 milioni di denunce, appena l'1,5%. «In effetti anche per noi non è facile stare al passo con regole che cambiano così spesso», confessa Carpinelli.

Certi sindaci ci mettono del loro. Ad Arezzo la polizia locale ha il mandato di controllare che le porzioni dei piatti d'asporto non siano sospettosamente abbondanti. A Borgosesia il sindaco leghista ha avvisato che denuncerà per procurato allarme chi segnala riunioni private che in realtà rispettavano le regole.

Dall'osservatorio del 112, si ascolta la voce di un'Italia rancorosa e non solo a causa del Covid. Quasi sempre a far scattare la telefonata sono i rumori festosi che attirano troppa attenzione o disturbano. Come nello scorso ottobre a Vinovo, nel torinese, dove però i carabinieri al loro arrivo hanno scoperto che i rumori venivano da un bar che all'epoca, essendo in zona gialla e con tavoli all'aperto distanziati e mascherine, era in regola.

La delazione è anche un modo per sistemare vecchi e nuovi conti in sospeso. «Una sera ci è arrivata la chiamata di un uomo che ha raccontato di essere a una festa dove il suo compagno si era sentito male -rievoca Carpinelli- in realtà aveva litigato e lo avevano allontanato dalla festa, il suo compagno era rimasto e lui era geloso. I partecipanti alla festa sono stati tutti denunciati». Stesso finale anche per un ristorante in zona Monforte a Milano, dove si entrava con una parola d'ordine concordata su Facebook.

«Ci è capitato anche -racconta Carpinelli- di trovare gente nascosta sotto il letto e nell'armadio». Ma, curiosità a parte, la caccia all'assembramento è un lavoro sempre più ingrato. «La gente è stanca -spiega Carpinelli- e anche per noi non è facile sanzionare persone che magari hanno perso il lavoro». Il 112 registra un segnale allarmante: tanti tentativi di suicidio da Covid: anziani soli, persone impoverite e disperate.

Le vittime che nei bollettini quotidiani non compaiono.

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