Caso Kroll: per la seconda volta la Cassazione annulla l'assoluzione di Marco Tronchetti Provera in appello e ordina che si celebri un nuovo processo di secondo grado. A questo punto un appello «ter». Lo ha deciso ieri la Suprema Corte, come richiesto in udienza dalla Procura generale. La difesa dell'attuale ad e vicepresidente esecutivo di Pirelli invece aveva chiesto la conferma della sentenza emessa a Milano il 9 febbraio 2017.
«Il rinvio per la terza volta alla Corte d'Appello è surreale - dichiara l'avvocato Marco De Luca -. La Corte d'Appello di Milano ha già riconosciuto per ben due volte (11 gennaio 2015 e 9 febbraio 2017) l'estraneità di Marco Tronchetti Provera ai fatti contestati in merito alla cosiddetta vicenda Kroll perché il fatto non costituisce reato. In occasione dell'ultima sentenza, in particolare, si riconosceva come Marco Tronchetti Provera si fosse esclusivamente difeso da una vera e propria aggressione». Il legale ricorda inoltre che Tronchetti aveva rinunciato all'imminente prescrizione, «proprio per consentire il pieno accertamento dei fatti». Dopo le due assoluzioni in secondo grado la Procura generale di Milano non si era arresa e aveva presentato ricorso. La vicenda processuale con al centro l'ex numero uno di Telecom e l'agenzia di investigazioni private americana, dura dal 2013. Nel luglio di quell'anno il Tribunale condannò Tronchetti a un anno e otto mesi di carcere (pena sospesa) per ricettazione. Di un cd rom che conteneva documenti informatici raccolti dall'agenzia investigativa Kroll e hackerati dagli uomini della security di Telecom guidati da Giuliano Tavaroli. Secondo l'accusa Tronchetti, pur sapendo della provenienza illecita del cd, se l'era fatto consegnare e aveva ordinato che venisse usato per sporgere denuncia. Kroll infatti aveva raccolto informazioni segrete ai danni dell'allora presidente Telecom spiandolo per conto degli avversari sudamericani nell'aspra lotta per il controllo di Telecom Brasil. È stato «categoricamente escluso», continua De Luca, che Tronchetti «fosse a conoscenza dell'origine illegale delle informazioni». Conclude il difensore: «Siamo fiduciosi che ancora una volta, incredibilmente la terza, la Corte d'Appello riconoscerà la verità dei fatti».
Intanto la tenacia dei magistrati porterà a un nuovo dibattimento. Anche se nelle motivazioni della sentenza d'Appello bis i giudici affermavano che Kroll preparava «una imminente lesione dei diritti soggettivi del Tronchetti Provera e dei suoi familiari nell'ambito di un progetto mirante al discredito di Telecom, da portarsi a termine anche con mezzi illeciti (interferenze nei segreti aziendali e nella vita privata dei rappresentanti di Telecom, calunnie o diffamazioni) nei confronti dei personaggi più in vista o dei loro familiari».
L'azione contro gli 007 privati fu dunque «legittima difesa» e «appariva proporzionata all'offesa». Denunciare senza usare il cd, infine, «avrebbe potuto risolversi in un nulla di fatto o addirittura in una incriminazione per calunnia».
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