Anti migranti e islam: l'Austria svolta

Kurz premier più giovane al mondo. Boom dei "neri". Secondi i socialdemocratici

Anti migranti e islam: l'Austria svolta

Berlino - Sebastian Kurz è il vincitore delle elezioni in Austria. Secondo le prime proiezioni, il partito popolare (Övp) guidato dal giovanissimo ministro degli Esteri ha raccolto quasi il 32% diventando la formazione più votata nel Paese e quella con più deputati in Parlamento. Lo scorso maggio, poco prima di compiere 31 anni, Kurz ha preso le redini del partito, dichiarata finita l'esperienza della grande coalizione con i socialdemocratici (Spö) del cancelliere Christian Kern e portato il Paese a elezioni anticipate. Elezioni che Kurz ha vinto con una vigorosa sterzata a destra della piattaforma centrista del partito in chiave anti-Islam e anti-immigrati: una linea premiata dai cittadini che attribuito all'Övp quasi otto punti percentuali in più rispetto al 2013.

A confermare la diffusa voglia di destra di tanti cittadini austriaci è anche la forte affermazione dell'ultraconservatore, xenofobico ed euroscettico Partito della Libertà (Fpö) che, sotto la guida di Heinz-Christian Strache, ha ottenuto poco meno del 26% dei voti, cinque punti e mezzo in più rispetto al risultato precedente. Tradizionalmente molto dura sui temi dell'immigrazione e dell'accoglienza, la linea dell'Fpö prevede la chiusura di ogni organizzazione islamica in odore di radicalismo «e l'espulsione dei suoi membri fuori dai confini nazionali», ha più volte ribadito Strache.

Leggermente meglio dell'Fpö ha fatto un po' a sorpresa il partito socialdemocratico: secondo le proiezioni, l'Spö di Kern ha raccolto il 27 per cento consolidando di qualche decimo di punto il risultato del 2013 e soprattutto smentendo i sondaggi secondo cui il partito del cancelliere sarebbe dovuto arrivare terzo, staccato dall'Fpö. Un risultato che fa onore a Kern soprattutto se si considera la disastrosa campagna elettorale dei socialdemocratici: pochi giorni prima del voto, il presidente del partito Georg Niedermuehlbichler si è dimesso assumendosi la responsabilità di aver assunto come spin doctor del partito Tal Silberstein. L'uomo è finito nell'occhio del ciclone per aver tentato di infangare con fake news diffuse sui social media l'immagine di Kurz, accusandolo a torto di antisemitismo. Il recupero dei socialdemocratici in zona Cesarini non cambia il significato del voto: in un'elezione caratterizzata dalla forte affluenza (il 79,1%), il 58% dei cittadini ha scelto due partiti contrari all'immigrazione, all'accoglienza dei profughi e alla diffusione dell'islam. Uno spostamento confermato dal tonfo dei Verdi: gli ecologisti, unica formazione favorevole all'immigrazione, precipitano dal 12,4 al 3,8% e sperano adesso che il conteggio dei voti espressi per corrispondenza (in Austria tradizionalmente più progressista) permetta loro di superare la soglia di sbarramento del 4%.

Chiusa la parentesi elettorale, a Vienna partono le consultazioni per la formazione del

nuovo governo. Il cancelliere in pectore Kurz ha due strade davanti a sé: imbarcarsi in una nuova ma improbabile große Koalition con la sinistra o aprire all'ultradestra dell'Fpö. L'indicazione dei cittadini è stata chiara.

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