Il ruolo dell'Europa nella guerra in Ucraina, la riscoperta delle sue radici cristiane, gli attacchi di Trump all'Ue. Mons. Mariano Crociata, presidente della Commissione delle Conferenze Episcopali dell'Unione Europea, parla al Giornale.
Dopo l'episodio di Sydney è preoccupato da una deriva antisemita anche l'Europa?
"È innanzitutto un episodio al quale si deve la più netta condanna. Mi sembra poi che il fenomeno in cui esso si inserisce presenti due aspetti: il primo è l'antisemitismo vero e proprio, che nulla può giustificare, nemmeno quanto è successo e sta succedendo a Gaza, che è opera di un governo (oltre che di un contrapposto gruppo terroristico) e non di un popolo. L'altro aspetto riguarda invece il clima psicologico e culturale diffuso un po' dappertutto, soprattutto in Occidente, ovvero la confusione e la rabbia, che si sfogano cercando a tutti i costi un capro espiatorio. È facile semplificare, quando invece le questioni sono molto complicate. C'è bisogno di lucidità e di riflessione: qualcosa di difficile da raggiungere e coltivare".
Lei ritiene che l'Europa sia sotto attacco?
"Non mi pare che sia in atto qualcosa del genere. In questa stagione dei prepotenti, la logica in azione è quella di chi cerca di approfittare di tutto e di tutti, senza alcuna regola o remora. L'Europa in questa fase si presenta molto esposta, per il semplice fatto che è indebolita dalla sua stessa divisione interna".
Il Papa ha recentemente richiamato le radici cristiane dell'Europa. Quanto è importante questo suo appello?
"Non c'è dubbio che in Europa si va perdendo sempre di più la memoria e la coscienza delle radici cristiane, la cui vitalità è sempre più fragile. Lo si vede dalla cultura diffusa, come pure dagli orientamenti legislativi che regolano la convivenza. Al riguardo, non serve un atteggiamento nostalgico. Il fenomeno del pluralismo, religioso, etico e culturale, è un fatto compiuto, che va accolto nei suoi aspetti anche positivi. E il primo di tali aspetti è la libertà di scelta, senza la quale non può esserci né autentica esperienza religiosa né convivenza civile".
Che ruolo deve giocare l'Ue sul conflitto in Ucraina?
"La situazione appare davvero complicata. La Ue avrebbe importanti spazi di manovra se soltanto avesse una maggiore unità e compattezza. Non si tratta solo o tanto di rivendicare il diritto, in primo dell'Ucraina, e poi dell'Ue, di rappresentare sé stesse in quanto dirette interessate, poiché purtroppo del diritto si sta facendo strame. Se non ci si vuole limitare a enunciazioni di principio o, peggio, a lamentele penose, diventa necessario parlare con una voce sola e agire di conseguenza. Che dunque l'UE abbia un ruolo centrale è fuori discussione; il punto in questione è che ne abbia consapevolezza e che lo eserciti. E questo dipende dalla decisione dei singoli stati.
Come risponde alle dichiarazioni di Trump contro l'Ue?
"L'unica risposta possibile è quella dei fatti, e la può dare solo la stessa Ue.
Appare chiaro che quanto più ogni nazione pensa e canta fuori dal coro, tanto più l'Ue conterà meno. È triste, però, e perfino preoccupante, vedere che molti non si rendono conto che le singole nazioni, per quanto facciano, conteranno pressoché nulla nel confronto con le potenze globali emergenti".