Sono ancora«stime» quelle che cominciano ad arrivare dai vari Paesi. Ma raccontano la «tragedia inimmaginabile» delle case di riposo in Europa. Quasi la metà delle persone che sono morte con il Covid-19 erano residenti in strutture di cura, dice il direttore dell'Organizzazione mondiale della sanità Europa, Hans Kluge. «Il quadro su queste strutture è profondamente preoccupante. C'è un urgente e immediato bisogno di ripensare il modo in cui operano le case di cura oggi e nei mesi a venire, le persone compassionevoli e dedicate che lavorano in quelle strutture - spesso sovraccaricate di lavoro, sotto pagate e prive di protezione adeguata - sono gli eroi di questa pandemia».
Almeno 6.773 i morti secondo l'Istituto superiore di sanità (Iss) nelle strutture per anziani in Italia dal primo febbraio a 14 aprile. Numero ancora sottostimato. Dalla Lombardia alla Sicilia si moltiplicano le inchieste sulle strutture dove nella prima fase dell'emergenza non sono stati effettuai tamponi. Nel Lazio scoppia un nuovo grande focolaio in Rsa, il più vasto nella regione. Nella struttura San Raffaele a Rocca di Papa i contagiati sono arrivati a 161, di cui 121 anziani e 40 operatori. Otto i decessi. Ma le morti sospette sarebbero di più. La Procura di Velletri ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo. I carabinieri del Nas che il 20 aprile sono entrarti nella casa di cura per un sopralluogo hanno trovato un quadro estremamente critico. Pazienti Covid positivi erano mischiati con anziani non Covid. La Asl ha provveduto successivamente a sperare le persone su diversi piani. Dai verbali di quei sopralluoghi, riferisce il vice sindaco di Rocca di Papa Veronica Cimino emerge «l'estrema gravità della situazione. In particolare, la mancata separazione tra degenti Covid e no-Covid, l'assenza di percorsi emergenziali, il mancato controllo del confinamento dei pazienti e l'assenza di personale medico e infermieristico in numero adeguato e sufficiente all'assistenza dei numerosi pazienti ospitati».
Le testimonianze dei parenti raccontano di genitori anziani entrati per una riabilitazione in discreta salute e quelle telefonate ricevute solo quando la situazione era ormai disperata. Ma anche la mancanza di tamponi, nonostante le richieste. La Regione Lazio ha diffidato la struttura ad attuare le misure di prevenzione, contenimento e all'attuazione disposte dalla Asl. Ma la rsa a sua volta accusa la regione: «Le prescrizioni sono state attuate. La San Raffaele aveva chiesto fin dall'inizio dell'epidemia la possibilità di fare tamponi anche autonomamente e a proprie spese a tutela del proprio personale e dei propri malati». Sono stati trasferiti ieri 81 pazienti della struttura e a breve ne saranno spostati altri otto in una Rsa Covid. I carabinieri del Nas hanno acquisito decine di cartelle cliniche degli anziani ricoverati per verificare l'evoluzione delle loro condizioni di salute e l'eventuale aggravamento all'interno della Rsa. Si dovrà accertare se ci sono state negligenze nelle misure di contenimento del contagio. Ma al vaglio degli inquirenti ci sarebbero anche i flussi dei pazienti dimessi, per accertare eventuali casi di positivi in uscita. «Ci hanno detto che l'hanno trovato senza vita e basta, senza aggiungere altro. La sua cartella clinica è stata sequestrata. Vogliamo sapere cosa è successo.
Papà era ridotto a uno scheletro. Lo abbiamo trovato in condizioni pietose», è la testimonianza di una figlia che ha perso il padre il 30 marzo. «Fino al 20 marzo mio padre mangiava beveva faceva riabilitazione. Poi è successo qualcosa».
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