Gli appalti truccati pagati con i fondi Expo: le carte contro i giudici

L'inchiesta in Procura assegnata al pg Greco. E anche la Corte dei Conti apre un fascicolo

Gli appalti truccati  pagati con i fondi Expo: le carte contro i giudici

Milano - Una indagine «contro ignoti» della Procura della Repubblica, un altro fascicolo aperto dalla Corte dei Conti: sugli appalti truccati all'interno del Palazzo di giustizia di Milano, finanziati con i fondi Expo e assegnati senza gara, finalmente qualcosa si muove, a quasi tre anni dai primi articoli del Giornale. Passi piuttosto cauti: l'inchiesta penale è stata assegnata dal procuratore Francesco Greco a se stesso e al suo «vice» Giulia Perotti, scelta inconsueta e che, vista la mole di altri impegni dei due, non sembra preludere a tempi rapidissimi; quanto all'indagine della Corte dei conti, se i ritmi saranno gli stessi dell'altra inchiesta contabile sulle spese giudiziarie, quella per l'inutile aula bunker del carcere di Opera, che langue da oltre tre anni, l'intera vicenda rischia il dimenticatoio.

E sarebbe un peccato perché se davvero - come sostiene la Authority anti corruzione di Raffaele Cantone - nel tempio della giustizia milioni di euro sono stati spesi in violazione della legge, sarebbe interessante capire chi ne è il responsabile. Lo scaricabarile è già iniziato. Il presidente del tribunale di Milano, Roberto Bichi, l'altro ieri ha diramato un comunicato per ricordare che gli appalti non erano gestiti dal tribunale, lasciando così il cerino in mano al ministero della Giustizia e soprattutto al Comune di Milano.

Effettivamente, i capitoli di spesa sono documentati negli atti del Comune siglati «P.G. 389001/2014», legati al capitolo di spesa «beni e servizi», gestito direttamente dallo staff del sindaco (che all'epoca era Giuliano Pisapia). Ma la tesi che fu solo il Comune a decidere di assegnare i lavori senza fare le gare viene smentita dalle carte. Nell'ottobre 2014, a otto mesi dai primi articoli di stampa, il presidente della Corte d'appello Giovanni Canzio (oggi primo presidente della Cassazione) convoca una affollata riunione per venire a capo del gigantesco pasticcio: ci sono tutti i capi degli uffici giudiziari milanesi, il rappresentante del ministero, e il funzionario del Comune di Milano, Carmelo Maugeri, che gestisce i rapporti col tribunale. Dal verbale della riunione si capisce che Canzio è indignato per il gonfiarsi a dismisura del costo delle opere e per la oscurità delle procedure. Ma si legge chiaramente che la assegnazione dei lavori bypassando la gara d'appalto era perfettamente a conoscenza di buona parte dei magistrati, che anzi si mostrano stupiti e preoccupati perché Maugeri spiega che da quel momento in avanti le gare bisognerà per forza farle.

E ieri lo stesso Maugeri in una intervista al Dubbio ribadisce il concetto: «È vero che il Comune di Milano in questa vicenda ha svolto il ruolo di stazione appaltante ma è anche vero che erano i magistrati milanesi e i dirigenti della Dgsia (la direzione per i sistemi informativi del ministero, ndr) coloro che decidevano in che modo dovessero essere spesi i fondi Expo 2015. Il Comune di Milano ha sempre fatto quello che dicevano i magistrati. Ci sono le mail fra gli uffici del Comune e i magistrati che provano ciò».

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