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Appendino, l'eterna promessa dei 5s ora rischia quattordici mesi di carcere

L'accusa dei pm: falso in atto pubblico e abuso d'ufficio. Nuovi guai per il sindaco, dato come possibile leader del movimento

Appendino, l'eterna promessa dei 5s ora rischia quattordici mesi di carcere

Ormai è l'eterna promessa del M5s. Il volto nuovo sempre sul punto di fare il salto di qualità nazionale. Tirata per la giacchetta anche nelle ultime settimane, come possibile asso da tirare fuori per i dimaiani in vista del cambio della leadership del Movimento. Candidata solitaria per la successione nel ruolo di capo politico, oppure in ticket per favorire il bis di Luigi Di Maio. Il sindaco di Torino Chiara Appendino è la figurina che compare in ogni toto-nome, nonostante i molti inciampi che hanno caratterizzato i suoi quasi quattro anni di amministrazione. Dalla tragedia di Piazza San Carlo ai collaboratori finiti nei guai, senza dimenticare la continua guerra sotterranea con il M5s cittadino. E il processo Ream, in cui Appendino era indagata per falso ideologico in atto pubblico e abuso d'ufficio.

Ieri i pm del capoluogo piemontese hanno chiesto un anno e due mesi di condanna per Appendino, stessa richiesta per l'assessore al Bilancio Sergio Rolando e un anno invece è stato chiesto per l'ex capo di gabinetto del sindaco Paolo Giordana. L'accusa è di falso in atto pubblico e abuso d'ufficio. Questi tre imputati hanno scelto il rito abbreviato, mentre per il dirigente del settore Finanze di Palazzo Civico Paolo Lubbia, che sarà processato con il rito ordinario, è stato formalizzato solo il rinvio a giudizio. La vicenda è quella dell'area ex Westinghouse, dove dovrebbe sorgere il nuovo centro congressi della città di Torino. Secondo i magistrati il Comune avrebbe fatto quadrare i bilanci del 2016 non conteggiando il debito maturato con Ream, partecipata della fondazione Crt, che nel 2012 acquisì il diritto di prelazione sulla zona sborsando cinque milioni di euro. Ma nel 2013 il Comune aggiudicò l'area a un'altra società, la Amteco-Maiora, concludendo l'operazione alla fine del 2016. E i 5 milioni di euro di debito non sono stati iscritti a bilancio.

«Sono stata qui solo per ascoltare la pubblica accusa - ha detto ieri Appendino - era giusto esserci». Nessun commento dai big del Movimento, per una decisione giudiziaria che comunque era nell'aria. Ma che potrebbe rappresentare un ulteriore argomento di polemica da parte dei detrattori nel caso dopo gli Stati Generali uscisse fuori il nome del sindaco di Torino per la corsa alla leadership dei Cinque Stelle. Ultimamente molto vicina a Di Maio, apprezzata da Davide Casaleggio, Appendino sarebbe una delle possibili scelte per ricompattare l'anima grillina autonomista più legata al capo politico dimissionario. Lei e Di Maio si sono incontrati a Roma il 17 gennaio scorso. Un vertice a porte chiuse per parlare dell'organizzazione del congresso grillino che probabilmente si terrà a Torino, anche se è stato rinviato a data da destinarsi (si parla della prima settimana di aprile). Appendino ancora prima dell'ufficializzazione del passo indietro di Di Maio aveva smentito ogni intenzione di voler conquistare incarichi politici ai vertici del Movimento: «Sono concentrata su Torino e sui tanti progetti che in questo 2020 andranno a compimento».

Ma nonostante le smentite e la richiesta di condanna di ieri c'è chi, tra i «dimaiani», continua a sperare nel salto nazionale dell'eterna promessa.

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