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Aragoste e Dom Perignon. Il cenone è di cittadinanza

La card è anti-povertà ma viene usata per comprare beni di lusso. Specie dai furbetti con il lavoro in nero

Aragoste e Dom Perignon. Il cenone è di cittadinanza

Il reddito di cittadinanza si è rivelato un disastro (solo il 3,6% finora ha trovato un lavoro) pagato a carissimo prezzo (3,8 miliardi di euro), ma per chi lo incassa avendo già un lavoro in nero o altri redditi nascosti al fisco (casi molto frequenti), si è rivelato al contrario una pacchia. Specie sotto le feste se ne può apprezzare l'utilità, cosa che in Campania hanno capito al volo, comprando in massa bottiglie di costoso champagne Dom Perignon (150 euro l'una) con la tessera del reddito di cittadinanza, come ha scoperto la Guardia di Finanza indagando su 80 furbetti del sussidio tra le province di Caserta e Napoli. Quel che contestano le fiamme gialle è che il reddito venga percepito da chi non ne ha diritto, non l'acquisto dello champagne, che invece è assolutamente compatibile con il sussidio pubblico.

Nulla vieta, anzi, di crearsi un lussuoso menù per il cenone di Capodanno, tutto con il reddito di cittadinanza. Un cenone di cittadinanza pagato dagli italiani. Antipasti con patè di foie gras, cocktail di scampi, porcini trifolati? Un bis di primi? Aragoste e astici per secondo? Cotechino e lenticchie come impone la tradizione? Il tutto annaffiato da champagne di prima categoria? Nessun problema, la spesa è permessa, la cena già prepagata sulla tessera dell'Inps.

Le regole sul reddito infatti escludono solo pochi tipi di acquisti, tutti gli altri sono permessi. Comprarsi una barca con la tesserina offerta da Di Maio, ad esempio, non si può. Neppure una pistola, né una pelliccia o un gioiello si possono pagare con il reddito di cittadinanza, che in teoria dovrebbe permettere di sbarcare il mese a chi non ce la fa, in realtà molto spesso è solo una mancia pubblica per chi invece a fine mese ci arriva eccome.

Non si potrebbero comprare nemmeno sex toys, ma fatta la legge si è trovato subito il modo di gabbarla. Sempre a Caserta, come scoprì Striscia la notizia, un Sexy shop invitava gli avventori a pagare i gingilli erotici con la tessera del reddito, «tanto sulla transazione esce solo il nome del commerciante e l'importo, nessun problema». Quindi, volendo, anche per il dopo cenone ci si può attrezzare ancora con il reddito di cittadinanza.

Ma si può fare il cenone di cittadinanza anche fuori, al ristorante, o in un hotel. Non è infatti esclusa dalla norma la possibilità di farsi una bella vacanza, o una cena fuori, pagandola con il sussidio caricato dallo Stato sulla Postepay (unico limite: il ristorante o l'hotel devono essere in Italia). Anzi, il meccanismo perverso messo in piedi dai Cinque Stelle incentiva a spenderlo anche in beni non di prima necessità, tipo il Dom Perignon. Infatti se un beneficiario non spende in un mese tutta cifra che gli è stata accreditata, «l'importo non speso viene sottratto nella mensilità successiva». Insomma lo perde, quindi tanto vale farsi una cena di lusso, tanto il conto lo pagano gli altri italiani.

Tanto più, come anticipato, che moltissimi percettori del reddito non ne avrebbero bisogno, avendo già un reddito in nero. I casi sono molteplici e ormai quotidiani. A Rimini è stato scoperto un percettore del reddito che si era dimenticato di dichiarare la proprietà di un immobile da oltre 800.000 euro, mentre Siracusa un altro indigente col reddito girava in Porsche con 600 euro nel portafogli. Svariati i pusher di droga tra i beneficiari del reddito (revocato, ovviamente, una volta scoperti) e innumerevoli poi quelli beccati a svolgere lavori in nero. Dai controlli effettuati dalla Gdf emerge lo spaventosa percentuale di quasi il 60% di falsi poveri, ma si tratta di verifiche solo su un campione limitato (il reddito va a circa 1milione di persone). Nel frattempo c'è il premier Conte che esulta per aver «ridotto la povertà del 60%».

C'è da brindare, con il Dom Perignon naturalmente.

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