Arquata, Pescara del Tronto e Accumoli: la Salaria diventa una ferita sanguinante

A Castelluccio, nella piana delle lenticchie, turisti in fuga e negozi chiusi

Emanuela Fontana

da Pescara del Tronto (AP)

La strada del sale adesso è la via delle preghiere, dei pensieri che si arrotolano come rosari. File di auto in attesa sotto Arquata del Tronto, Pescara del Tronto, Accumoli, paesi uno di seguito all'altro lungo la Salaria della speranza, il cammino che conduceva al mare e dove ora si aspettano le notizie belle e brutte, passivi al cospetto di tonnellate di cemento e pale e mani che scavano, dove ci si aiuta con pezzi di biscotti trovati in uno spaccio semidistrutto, si tengono al guinzaglio cani di nessuno, come Tatino, pelo corto e muso schiacciato, salvato nel paese che non esiste più, Pescara. Abitanti di Arquata e Pescara non fa più differenza: il campo sportivo di Borgo è una distesa di spalle che si uniscono e mani che si confortano. Due frati cappuccini di Rotelle aspettano che arrivino le tende per aiutare. Gli anziani vengono portati di peso seduti su sedie di plastica. «Fanno morire la gente!», grida una donna. Questo terremoto è solidarietà e rabbia, soccorsi che arrivano da Napoli e Milano e case antisismiche che sono venute giù come grissini.

Da Ascoli Piceno confluiscono macchinate di ragazzi volontari con pale e guanti. «Ci hanno detto di sì anche se non abbiamo assicurazione». Lasciano l'auto sulla Salaria e iniziano a scavare sotto quelle colline di palazzi in pietra sventrati. L'asfalto si impenna a intermittenza in corrispondenza dei viadotti, perché il terremoto ha creato gradini anche di venti centimetri su quella direttrice di duemila anni, da Roma all'Adriatico, parallela alla saetta che ha sezionato con un tremore assoluto questo cuore del paese, Lazio e Marche, scavallando in Umbria, dove la piana delle lenticchie di Castelluccio di Norcia è ora un deserto lunare.

I turisti sono scappati tutti nelle prime ore del mattino. Un gruppo di scout che passavano la notte al rifugio Zilioli sotto la vetta del Monte Vettore si è svegliato al rombo della montagna che tremava. A Castelluccio hanno chiuso di colpo le quindici attività del paese, cassa integrazione immediata per una cinquantina di persone. Il campanile della chiesa di Santa Maria Assunta sta crollando, come una parte delle vecchie case, quando doveva essere ristrutturato da 19 anni con i fondi del terremoto del '97. Dieci milioni di spesa ma progetti mai approvati (la delibera è solo di maggio). Case appena ristrutturate sono in rovina a Castelluccio come nei dintorni di Accumoli. Tra Arquata e Castelluccio ci sono piccoli centri di cui non si parla ma che sono completamente sgretolati, come Pretare. A Tino un uomo cammina accanto alle macerie reggendosi i pantaloni. «Mi hanno prestato i vestiti», si giustifica teneramente.

Le strade di accesso ai paesi in alcuni tratti sono a rischio crolli, di case o porzioni di roccia.

E così sulla linea ferita della Salaria aspettano il ragazzo che ha la fidanzata sotto le macerie di Pescara, la donna che spera che un miracolo abbia salvato zia Rosa, di 94 anni, che alla fine spunta, poco prima delle 12, a oltre otto ore dal terremoto, stesa su una barella, in buona salute.

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