Da qualche giorno il servizio sanitario nazionale rimborsa anche la triptorelina, un antitumorale usato anche per "sospendere" lo sviluppo puberale e permettere così l'eventuale cambio di genere.
Lo stabilisce una Determina dell'Agenzia italiana per il farmaco (Aifa) pubblicata il 2 marzo sulla Gazzetta ufficiale e che già scatena le polemiche. Di fatto il farmaco permette agli adolescenti affetti da disforia di genere di bloccare temporaneamente lo sviluppo (idealmente dai 12 ai 16 anni di età) in modo da "alleggerire" il percorso di definizione dell'identità di genere.
I primi a sollevare i dubbi sono stati i giuristi del Centro studi Rosario Livatio, secondo cui sulla molecola Trp sono carenti "studi clinici e di follow-up a lungo termine" e resta alto il rischio, "di indurre farmacologicamente un disallineamento fra lo sviluppo fisico e quello cognitivo del minore". Senza considerare il pericolo che il farmaco possa incidere sulla fertilità nel caso il paziente decida di non cambiare più sesso.
E oggi anche Fratelli d'Italia è scesa in campo con un appello al ministro della Salute, Giulia Grillo: "V
608px;">enga urgentemente a riferire in Aula e blocchi immediatamente questa follia che è l'utilizzo libero del farmaco gender triptorelina su cui c'è un dibattito aperto e la comunità scientifica è divisa", ha detto alla Camera il deputato FdI, Carlo Fidanza, "Gli effetti così pericolosi sui minori di questo farmaco sono sotto gli occhi di tutti ma ciononostante l'Agenzia italiana del Farmaco ne sta autorizzando l'utilizzo addirittura a carico del servizio sanitario nazionale. Una vergogna da fermare senza se e senza ma!".
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