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Non sarà, va detto, un cammino rapido. Se la riforma supererà lo scoglio del referendum popolare previsto per la prossima primavera, il Parlamento avrà un anno di tempo per approvare le nuove leggi ordinarie, quelle che daranno vita agli organismi previsti dai nuovi articoli della Costituzione: il doppio Consiglio superiore della magistratura - uno per i giudici, uno per i pubblici ministeri - e l'Alta corte di Giustizia, il "tribunale" che giudicherà gli illeciti delle toghe prendendo il posto della sezione disciplinare del Csm.
Sarà un percorso travagliato, perché nel frattempo, all'inizio del 2027, sarà scaduto l'attuale Csm, e - a meno che prevalga il buon senso, e venga prorogato di un anno - potrebbe venire rinnovato con le vecchie regole, per decadere poco dopo. Si vedrà.
Quel che è certo è che ci vorranno poi altri anni perché lo spirito della riforma cali in profondità, come acqua carsica, nei rapporti tra magistrati e nel funzionamento quotidiano della giustizia. Ma il processo sarà innescato e alla fine anche il cittadino utente toccherà con mano che qualcosa è cambiato. È vero che già oggi i passaggi da una funzione all'altra, con i giudici che diventano pm e viceversa, sono sporadici. Ma a venire minata alla base sarà la compattezza della magistratura, la considerazione reciproca come "colleghi" che unisce giudici e accusatori. E che porta non solo alla confidenza esteriore ma alla disparità in aula, al momento del processo, dove alle tesi del collega pm il giudice dà più ascolto che alle arringhe dei difensori: che tanto "sono pagati anche per salvare i colpevoli".
I giudici non avranno più davanti a loro, sui banchi della pubblica accusa, i loro colleghi di concorso, quelli con cui hanno sudato insieme sui libri per entrare in magistratura. Avranno davanti dei perfetti sconosciuti, accomunati a loro (come gli avvocati) solo dalla laurea in legge. E verso i quali matureranno un po' di sana diffidenza, considerandoli una sorta di braccio togato della polizia giudiziaria.
Il concorso per entrare in magistratura già fissato per il giugno prossimo sarà l'ultimo concorso unico. Dal successivo, concorsi separati: vuoi fare il giudice o il pm?
Ma a scavare il solco non sarà solo il bivio che la riforma porrà davanti agli aspiranti magistrati. Il vero spartiacque sarà lo sdoppiamento del Csm, la fine di un epoca in cui a nominare i capi dei tribunali e delle Procure era un unico organismo, col risultato che i pubblici ministeri sceglievano i giudici e viceversa, e a venire premiata era quasi sempre la affidabilità reciproca. A fare la voce grossa in Csm, peraltro, sono di solito i pubblici ministeri: che sono solo cinque, ma vengono quasi sempre dai piani alti delle correnti. Salterà, con l'introduzione del sorteggio, il controllo delle correnti sulle nomine degli uffici giudiziari, riducendo il rischio che a decidere le sorti di un imputato sia un giudice della stessa corrente del pm. E salterà (o dovrebbe saltare) con l'introduzione dell'Alta corte di Giustizia, la consuetudine del salvataggio reciproco di giudici e pm responsabili di colpe anche gravi. In aula, al momento del giudizio, il cittadino potrà contare di avere davanti un magistrato dal curriculum impeccabile.
Ci vorranno anni, ma sarà così.
Certo, sull'altro piatto della bilancia c'è il rischio (paventato da più parti, e realistico) della trasformazione dei pm in una casta autonoma, dotata di superpoteri e fuori da ogni controllo. Ma c'è chi dice che già oggi la situazione non sia molto diversa