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Arriva il gas dall'Algeria. Servirà a rimpiazzare un terzo di quello russo

Altri 3 miliardi di metri cubi ora, 6 nel 2023. Così Algeri diventa il nostro primo fornitore

Arriva il gas dall'Algeria. Servirà a rimpiazzare un terzo di quello russo

Un thè alla menta con il presidente Abdelmadjid Tebboune, quattro chiacchiere distese sul divano come due vecchi amici, grandi mazzi di garofani bianchi e rossi sul tavolo, le bandiere sullo sfondo, una stretta di mano a favore di telecamera, poi la firma al protocollo. Mario Draghi è soddisfatto, l'Italia inizia a svincolarsi dal ricatto energetico del Cremlino. «Il governo vuole difendere i cittadini e le imprese dalle conseguenze del conflitto - spiega il premier - Subito dopo l'invasione dell'Ucraina avevo annunciato che ci saremmo mossi con rapidità per ridurre la dipendenza dal gas russo». Ecco. «Gli accordi di oggi sono una risposta significativa a questo obbiettivo strategico. Ne seguiranno altri».

Dunque, si lavora per non lasciare chiuse le fabbriche e spenti i condizionatori, per tenere testa a Putin, e si comincia bene, con 9 miliardi di metri cubi, un terzo di quando ce ne vende Mosca: ce lo darà l'Algeria, che con 30 miliardi diventa così il nostro primo fornitore. E il combustibile arriverà subito, 3 miliardi subito, 6 nel 2023, senza bisogno di lavori o infrastrutture: passerà sotto il Canale di Sicilia per i tubi già funzionanti del gasdotto Transmed, tra la Tunisia e Mazara del Vallo. Intanto a Palazzo Chigi il sottosegretario Roberto Garofoli, il ministro dell'Economia Daniele Franco e i dirigenti Terna e Snam hanno organizzato una rete di interventi per mettere al sicuro il Pnrr ed evitare altri aumenti delle bollette.

Ad Algeri il protocollo è firmato, il rubinetto aperto, ora Eni tratterà con la Sonatrach i dettagli. «Voglio ringraziare i ministri Di Maio e Cingolani e il presidente Descalzi», dice Draghi, e quello per Luigi Di Maio in particolare non è un gesto di cortesia. Il ministro degli Esteri infatti, spiegano a Palazzo Chigi, non è affatto «commissariato» dal premier, che anzi lo ha spedito in giro per il mondo, dall'Africa a Baku al Golfo, alla ricerca di partner per diversificare in fretta gli approvvigionamenti. Domenica il titolare della Farnesina aveva denunciato il «ricatto russo sul gas» ed era stato attaccato con durezza molto poco diplomatica da Mosca: «Fa confusione come sempre». Draghi, parlando di «invasione», «dipendenza» e «difesa dalla conseguenze», lo ha coperto. «Ho firmato con il mio collega Lamamra il trattato per aumentare la collaborazione - scrive Di Maio su Twitter - Continuiamo a lavorare senza sosta per la sicurezza energetica dell'Italia». Prossime tappe, Congo, Angola e Mozambico, da cui potrebbero uscire altri cinque milioni di metri cubi, che si aggiungono all'uno e mezzo che ci venderà l'Azerbaijan. Si spera di ottenere qualcosa pure dal Qatar, ma la strada per l'indipendenza da Putin è lunga.

L'intesa di Algeri prevede una dichiarazione d'intenti politica e un accordo tecnico per passare da 21 a 30 miliardi di metri cubi di fornitura di gas. «L'Italia e l'Algeria vogliono rafforzare la cooperazione anche in altri settori - dice ancora Draghi - Ho il piacere di annunciare che il quarto vertice intergovernativo si svolgerà qui ad Algeri il 18 e il 19 luglio. Siamo pronti a lavorare con l'Algeria per sviluppare energie rinnovabili e idrogeno verde. Intendiamo accelerare la transizione ecologica e creare opportunità di sviluppo e occupazione».

I rapporti bilaterali sono ottimi. Sergio Mattarella è volato ad Algeri a novembre scorso, in centro c'è un giardino dedicato a Enrico Mattei, a maggio Tebboune sarà a Roma in visita di Stato. «Ho trovato un'accoglienza veramente calorosa», racconta Draghi a fine giornata, prima di incontrare la comunità italiana e tornare a Roma.

E gas.

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