Arriva la stangata per gli avvocati

Entra in vigore la legge che obbliga gli iscritti all'Ordine a pagare mille euro alla cassa forense: altrimenti addio Albo

Milano Mancava solo l'ultimo ritocco: l'approvazione da parte del ministero del Lavoro del regolamento attuativo della legge del 2012. Gli inevitabili, interminabili passaggi dell'ingegneria legislativa italiana. E l'ok è finalmente arrivato sotto il solleone di agosto. La vita degli avvocati tricolori cambia, si fa in salita quella dei professionisti in bolletta, vera o verosimile che sia. Qualche retropensiero perfido, anche ai tempi della crisi, viene spontaneo davanti alla legione dei civilisti, penalisti e amministrativisti che piangono la fame o quasi. Nessuna pietà per questi dottori del diritto che arrancano: d'ora in poi saranno tutti costretti a iscriversi ala cassa forense. E l'iscrizione non è una mera questione formale, da addetti i lavori, ma porta con sè un bagaglio di cui molti farebbero volentieri a meno: il pagamento di un'imposta, sofficemente etichettata alla voce contributo soggettivo. Che poi tanto soggettivo non è: da adesso in avanti tutti, ma proprio tutti, dovranno versare l'obolo. Niente eccezioni. Niente sconti. Nemmeno per quelli che prima nuotavano sott'acqua, sotto la soglia, davvero misera, dei 10.300 euro l'anno di reddito. Anche loro dovranno adeguarsi e sganciare, grossomodo, una cifra vicina ai mille euro. Una piccola grande rivoluzione, di fatto già contenuta nel testo della norma approvata dal Parlamento il 31 dicembre 2012.

Ora però si dovranno pesare gli effetti di questa mossa che cerca di mettere ordine nel mondo variegato, per non dire diviso in tante tribù, dell'avvocatura italiana. Su Qelsi Quotidiano Davide Mura lancia l'allarme con toni quasi apocalittici: «La categoria degli avvocati sta vivendo un dramma non molto diverso da quello degli esodati». Ed eccoci al punto: «Gli avvocati che verranno obbligatoriamente iscritti alla cassa forense dovranno versare un minimo contributivo in misura fissa, indipendentemente dal reddito dichiarato. Il che significa mettere in ginocchio quei 50mila avvocati che non si sono mai iscritti alla cassa per via delle loro condizioni reddituali, inferiori ai 10.300 euro l'anno».

Insomma, per il giornale on line si profila uno scenario da esodo biblico: migliaia e migliaia di avvocati al lumicino obbligati di fatto a cancellarsi dall'albo e a dire addio alla professione. Un trauma. L'unica alternativa è mettersi in regola, ma si tratterebbe in molti casi di un sacrificio durissimo per chi riesce a raggranellare nell'arco di dodici mesi poche migliaia di euro e vive stretto fra le difficoltà economiche e la concorrenza spietata di un numero senza fine di colleghi.

Dal ministero della Giustizia fanno sapere informalmente che le cose non stanno così. Dopo una discussione durata anni e anni è finalmente arrivata la nuova legge. E la nuova norma è sacrosanta, farebbe giustizia di molte posizioni ambigue, per non dire peggio, ed è stata pensata venendo incontro a chi inizia la professione: sono previsti dei gradini per i giovani che si buttano nella mischia partendo da zero. Una tesi condivisa da Paolo Giuggioli, presidente dell'Ordine degli avvocati di Milano: «Non credo a una fuga di massa dei colleghi più sfortunati. Certo, ci sarà qualcuno che dovrà fare uno sforzo supplementare in tempi grami per non dover abbandonare clientela e aule di tribunale ma non era più possibile andare avanti con il vecchio sistema: fare l'avvocato senza pagare nulla e magari correre a fine carriera a reclamare la pensione.

Questa - conclude Giuggioli - non è la spremitura di una categoria in crisi da parte del ceto politico che cerca in tutti i modi di far cassa. Ma è un passo in avanti condiviso dai più». Ora si aspetta il verdetto dei numeri.

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