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Assalto e morte all'aeroporto. "La corsa per partire, è caos"

Migliaia di afghani in fuga cercano di salire sui velivoli in partenza: 10 vittime. "Sugli aerei i più forti"

Assalto e morte all'aeroporto. "La corsa per partire, è caos"

«Mezza Kabul sta andando verso l'aeroporto. In tanti sperano di partire. È il caos. Domenica notte si arrampicavano sulle rampe d'imbarco degli aerei e ieri li rincorrevano sulle piste», racconta un afghano che vive in Italia e dovrebbe imbarcarsi con la famiglia sui nostri voli per l'evacuazione. Una testimonianza della fuga disperata, caotica, dalla Kabul conquistata dai talebani. Migliaia di afghani hanno preso d'assalto l'aeroporto della capitale, Hamid Karzai presidiato dai soldati americani e dalle truppe turche. La scena più terrificante, che dimostra come la disastrosa ritirata dall'Afghanistan sia forse peggio della caduta di Saigon nel 1975 è stata filmata ieri. Centinaia di afghani hanno invaso la pista e quando un aereo cargo americano, C-17 Globemaster, comincia a rullare si mettono a correre dietro al bisonte grigio dei cieli. Nella follia collettiva sperano di riuscire ad aggrapparsi all'ancora di salvezza che li porterebbe via dall'inferno afghano. Alcuni rischiano di venire schiacciati dalle ruote, ma diversi si aggrappano ai carrelli, come un disperato carico umano. Un altro video mostra probabilmente lo stesso velivolo militare oramai decollato che prende quota. Un paio di corpi del grappolo umano sono rimasti attaccati ai carrelli e piombano nel vuoto. La drammatica immagine riporta alla mente le vittime delle Torri gemelle colpite dai kamikaze di Al Qaida, che si lanciano nel vuoto piuttosto che morire divorati dalle fiamme. Vent'anni dopo l'11 settembre questo è il simbolo del tradimento occidentale in Afghanistan.

I blindati turchi hanno dovuto affrontare la calca all'aeroporto di Kabul. I marines sparano colpi avvertimento in aria ed hanno ucciso due uomini armati che cercavano ci penetrare il perimetro di sicurezza. Le vittime in tutto dei disordini sono dieci. Due elicotteri Usa volano a basa quota lanciando granate fumogene per disperdere la folla. Un paio di arei da trasporto miliari tedeschi sono tornati indietro perché la pista era invasa dagli afghani. L'aeroporto è stato chiuso ai voli commerciali e pure a quelli militari per sgomberare la folla. «Con questa ressa non riusciamo ad imbarcarci. Per il secondo giorno consecutivo ci abbiamo provato assieme a quattro famiglie di dipendenti dall'ambasciata oramai chiusa, ma gli italiani ci hanno detto di riprovare domani (oggi per chi legge ,ndr)», racconta al Giornale chi tenta di mettersi in salvo. L'ordine dei militari è «chiunque abbia lavorato con noi e arriva all'aeroporto può imbarcarsi». L'impresa è proprio accedere allo scalo: «Non si riesce a passare la barriera umana», spiega un afgano in lista per l'evacuazione. Ancora peggio la situazione di chi deve nascondersi dai talebani, come un ufficiale dei corpi speciali addestrato in Italia. «Mi nascondo in un pozzo perché hanno cominciato l'operazione di ricerca casa per casa. E usano i sistemi di controllo biometrici con i nostri dati. Poi bloccheranno anche la strada per l'aeroporto è sarà finita», racconta l'ufficiale che spera nell'evacuazione. Da Herat sono arrivati altri ex collaboratori del nostro contingente, che avevano fatto le domande di asilo a maggio, ma sono rimasti tagliati fuori. «Un viaggio di 24 ore su un pullman - spiega uno afghano -. Mia moglie ha dovuto indossare il burqa. I talebani ci hanno fermato e chiedevano se tra noi ci fossero interpreti, soldati, collaboratori del governo.

Fortunatamente non siamo stati riconosciuti».

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