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Assembramenti e proteste: al Senato va in scena pure la Var

Le immagini parlano chiaro: in Senato pare non valga la regola del distanziamento. I senatori in più occasioni si sono raggruppati in barba ai provvedimenti decisi dal governo sul quale si sono espressi

Assembramenti e proteste: al Senato va in scena pure la Var

Maria Elisabetta Casellati l'ha ripetuto a più riprese durante la seduta del Senato per il voto di fiducia all'esecutivo di Giuseppe Conte: no agli assembramenti. Tutte le misure di contenimento che gli italiani devono rispettare da marzo provengono dalle stesse persone che oggi al Senato si sono ammucchiate durante le votazioni. Nel mondo reale, sono stati chiusi i ristoranti e i locali che portavano alla movida proprio perché causa di assembramenti. Addirittura è stato bloccato l'asporto dopo le 18 per i bar nelle zone rosse e arancioni per evitare che le persone potessero raggrupparsi in attesa del loro ordine E in Senato?

A Palazzo Madama chi impone le regole al Paese è lo stesso che le trasgredisce. Le mascherine non mancano in Senato, ma sono per lo più di tipo chirurgico e i dubbi sollevati dagli esperti su questo tipo di dispositivo sono tanti. Perché i senatori sono liberi di assembrarsi? Abbracci, parole sussurrate all'orecchio e in più proteste veementi sotto il banco del presidente del Senato per avere la validazione del voto di Lello Ciampolillo, ex senatore del Movimento 5 Stelle passato al gruppo Misto. Il suo nome circolava da giorni tra quelli dei responsabili che avrebbero dovuto votare la fiducia a Giuseppe Conte e la sua assenza ha destato perplessità.

Le immagini dal Senato parlano chiaro. A lungo i senatori si sono raggruppati in attesa della comunicazione del risultato delle votazioni, gruppetti più o meno ampi si sono formati tra i banchi e al centro dell'emiciclo del Senato ed è da lì che si sono avvicinati alla postazione di Maria Elisabetta Casellati, che da stamattina alle 9 presiede la seduta. Sono stati inutili i suoi richiami: le immagini andate in onda dal Senato degli assembramenti sono state trasmesse e non hanno certamente contribuito a dare quell'esempio che ci si aspetterebbe dagli uomini e dalle donne delle massime istituzioni.

Come prevede il protocollo del Senato, il presidente è tenuto a fare due chiamate al voto. Lello Ciampolillo si è palesato al voto mentre Maria Elisabetta Casellati dichiarava la chiusura delle operazioni di voto. A quel punto è scoppiata la bagarre, con la maggioranza che ha richiest a gran voce la validazione del voto. La Casellati ha difeso la sua decisione di chiudere la seduta ma i senatori segretari hanno solevato dubbi sulle tempistiche. A quel punto, come accade nelle partite di calcio, il presidente del Senato ha dovuto chiedere la "Var", visionare i filmati per avere la certezza che la chiusura della seduta sia avvenuta prima del palesarsi di Lello Cimapolillo. Il suo voto è fondamentale per questa maggioranza, perché senza di lui la conta si ferma a 154 voti favorevoli, con 140 voti contrari. Un risultato che spezzerebbe le gambe alla maggioranza per due motivi: senza Ciampolillo sarebbe al di sotto dell'obiettivo dei 155 che si erano posti dopo aver capito che non avrebbero avuto la maggioranza assoluta e, in più lo scarto è inferiore ai 18 voti.

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