Attenzione ai post su Facebook e Instagram. Le Entrate vogliono usarli per gli accertamenti

La riforma prevista dal Pnrr: avvisi via sms equiparati a titoli di riscossione

Attenzione ai post su Facebook e Instagram. Le Entrate vogliono usarli per gli accertamenti

Avete presente l'abitudine quotidiana a postare su social come Facebook o Instagram momenti particolari della vita quotidiana come una cena al ristorante o un bel regalo di compleanno? Bene, in un futuro non tanto lontano quelle immagini potrebbero essere utilizzate dall'Agenzia delle Entrate, ove mai il Garante della Privacy concedesse l'autorizzazione a un simile uso, nell'attività di accertamento dei redditi del contribuente. È quanto prevede un documento del Ministero dell'Economia - Dipartimento che struttura gli obiettivi della riforma dell'amministrazione fiscale prevista dal Pnrr. Il modello è la Francia la cui legge di Bilancio 2020 ha attribuito alle autorità fiscali «la facoltà di controllare la veridicità delle dichiarazioni fiscali attraverso le informazioni presenti sui social network e le piattaforme web». Il legislatore, ovviamente, non potrebbe mai seguire questo modello se il Garante per la protezione dei dati personali non desse l'ok. Tuttavia, si legge nel testo, il Codice della privacy ha inserito tra le attività di rilevante interesse generale (quelle per le quali la tutela della riservatezza è attenuata) la «prevenzione e il contrasto all'evasione fiscale». Quindi, l'Authority dovrebbe «inventare» qualcosa di straordinario per sottrarre alla data analysis delle Entrate un post pubblicato su un social che, per propria natura, ha carattere di pubblicità.

Il target specifico del Pnrr, in questo caso, è proprio combattere l'evasione fiscale, in particolare quella dell'Iva dove l'uso dei mezzi elettronici (e-fattura, obbligo di pagamenti digitali) ha ridotto consistentemente il tax gap di circa 8 miliardi dal 2014 al 2019 di cui oltre 4 miliardi tra 2018 e 2019. Aumentando la capacità dell'Agenzia guidata da Ernesto Maria Ruffini di indagare i dati che i contribuenti disseminano nelle loro transazioni quotidiane e aggiungendovi anche le «tracce» lasciate sui social l'attività di controllo avrebbe una spinta decisiva. Ritorniamo all'esempio della cena al ristorante: l'Agenzia potrà comprendere meglio (ove riscontrasse precedentemente anomalie) se il locale dove abbiamo mangiato sia «consono» al nostro reddito, potrà verificare come abbiamo pagato (perché il Pnrr prevede anche l'invio automatico delle transazioni quotidiane delle carte; ndr) e se il ristoratore abbia emesso regolare fattura versando l'Iva. Insomma, spiattellare la propria esistenza sul web non è mai un grande affare.

Ultimo ma non meno importante.

Ricordate il «fisco amico» del governo Renzi con gli avvisi via sms che invitavano il contribuente ad andare alle Entrate per discutere di eventuali irregolarità constatate? Il Pnrr rovescia tutto. Il documento, infatti, prevede che «alcune tipologie di comunicazioni inviate possano essere titolo idoneo per la riscossione degli importi evasi in casi di inerzia del contribuente a seguito della notifica».

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