In Austria trovato l'accordo Kurz va al governo con i Verdi

Manca solo l'ok del congresso dei Grünen, favorito dai paletti della Corte Costituzionale sui migranti

Daniel Mosseri

Berlino Sebastian Kurz si appresta a tornare in sella da cancelliere federale in Austria. Questa volta in coalizione con i Verdi. È stato lo stesso leader del partito popolare (Övp) ad annunciare ieri che «i principali ostacoli sulla strada per un'alleanza di governo sono stati rimossi da entrambe le parti. Mancano due giorni alla vigilia di Capodanno: vogliamo utilizzare questo periodo per una rifinitura dell'accordo». L'annuncio da parte dell'ex cancelliere classe 1986 dovrebbe mettere la parola fine a un periodo di instabilità in Austria seguito alla crisi del primo governo Kurz.

L'alleanza fra i popolari e la destra dura e pura (Fpö) franò lo scorso maggio a seguito dell'Ibizagate, uno scandalo che mise in luce la grande voglia di bustarelle dell'ex leader della Fpö, Heinz-Christian Strache. Da allora l'Austria si è data il primo governo tecnico della sua storia ed è tornata alle urne lo scorso settembre. A Kurz, uscito vittorioso dalle elezioni con il 37% dei voti, mancava però un partner per formare una maggioranza. Esclusa la Fpö dello scandalo e scartati in partenza i socialdemocratici con i quali i popolari hanno governato insieme per troppi anni, a Kurz sono rimasti i Verdi. Forte di un solido 14% dei consensi, il partito ecologista guidato da Werner Kogler si è rilevato un osso duro anche per i navigati negoziatori del partito popolare. Per alcuni mesi Kurz ha sperato di poter imporre anche ai Verdi la linea di estrema fermezza nei confronti di rifugiati e migranti in genere seguita nell'anno e mezzo di governo assieme alla Fpö di Strache. Due settimane fa, invece, la Corte costituzionale austriaca è intervenuta nel dibattito politico, smantellando alcuni provvedimenti di riduzione del welfare per gli stranieri adottati dal Kurz I. Fra questi, la corte ha cassato l'abbattimento di 300 euro del Mindestsicherung (il reddito di cittadinanza) per gli immigrati scarsi in inglese o tedesco, bocciando allo stesso tempo la riduzione degli assegni famigliari per i non austriaci; una misura definita «obiettivamente ingiustificata e incostituzionale».

Secondo quanto circolato sulla stampa austriaca, nel nuovo governo verde-turchese (il nuovo colore imposto da Kurz alla Övp), i popolari avranno i ministeri che contano: Finanze, Economia, Difesa, Interni, Esteri, Agricoltura e Istruzione. Agli ecologisti andrebbero Ambiente e Infrastrutture, utili a imporre una sterzata ecologista al Paese, ma anche Giustizia, Affari sociali e Salute, Sport e Cultura. Convocato per il 4 gennaio, il congresso dei Verdi avrà pochi giorni per discutere l'accordo «in via di rifinitura».

È tuttavia difficile immaginare che i 276 delegati bocceranno un'intesa negoziata dalla leadership più forte nella storia del partito: quella che ha triplicato i consensi, offerto una sponda a Kurz impedendo il ritorno della destra al governo, e che adesso si accinge a portare i Verdi per la prima volta nella stanza dei bottoni.

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