Nuovo presidente, nuovo Consiglio generale, e nuovo budget per le spese degli «organi statutari», più alto di 400mila euro rispetto a prima. Tutto a pochi giorni dal ballottaggio per il sindaco di Torino, a cui spettano le nomine più importanti della Compagnia di San Paolo, fondazione bancaria principale azionista di Intesa San Paolo. Nomine già fatte ad inizio maggio dal sindaco uscente Piero Fassino, scatenando le ire dell'opposizione da Sel a Fdi («Chi vincerà, se non vincerà Fassino, si troverà a trattare con un partner fondamentale per il Comune nominato da un altro»). A guidare la fondazione San Paolo, uno dei grandi poteri del «Sistema Torino» monopolizzato dal Pd, Fassino ha scelto Francesco Profumo, ex ministro del governo Monti già nominato in quota Pd alla presidenza di Iren, multiutility partecipata dal Comune di Torino (al suo posto in Iren, in un sistema di porte girevoli, è andato Paolo Peveraro, ex vicepresidente della Regione Piemonte con la piddina Bresso). Determinante, secondo i rumors torinesi, il parere di Fassino anche nella designazione del vicepresidente della fondazione, che è caduta su Licia Mattioli, presidente dell'Unione Industriale, la Confindustria torinese. Dunque, «organi statutari» graditi a Fassino, che però è in corsa per la riconferma, una corsa per nulla scontata visti i consensi raccolti dalla sfidante, la grillina Chiara Appendino. Si poteva quindi attendere qualche giorno in più, e non creare così una grana a Fassino già sulle spine per i ballottaggi, per accantonare 400mila euro destinati a coprire le spese di gestione del Consiglio (gettoni di presenza, rimborsi spese, consulenze), decisione presa nei giorni scorsi da ratificare con la prossima riunione dell'assemblea. O forse, al contrario, la fretta non è casuale. Visto che da domenica si rischia di avere come «azionista» della Compagnia di San Paolo un sindaco del M5s.
E infatti la Appendino non ha perso l'assist: «In un momento difficile come questo chi può dovrebbe avere la consapevolezza e la responsabilità di fare tagli a partire da se stessi. Noi abbiamo sempre tenuto la linea di abbassare gli stipendi di chi occupa posizioni apicali». Un attacco diretto ai vertici «fassiniani» della fondazione bancaria, ma non particolarmente feroce. Sarà che la Appendino, a differenza della collega Raggi a Roma, è molto più inserita nei salotti industriali che governano le trame bancarie torinesi. Il padre, Domenico Appendino, è il vicepresidente di Prima Industrie, braccio destro del fondatore Gianfranco Carbonato, che è anche - tra le altre cose - l'ex numero uno della Confindustria torinese. Insomma il mondo finora vicino al Pd di Fassino. Sarà un caso, ma uno degli assessori della Appendino, nel caso vinca, sarà Sonia Schellino, senior manager alla Compagnia di San Paolo. «Mai pensato di aumentarmi lo stipendio.
Quelle sono risorse necessarie per preparare il nuovo piano strategico» spiega il presidente Profumo. Una risposta, raccontano i retroscena sotto la Mole, sollecitata da Fassino. Che non aveva certo bisogno di questa gaffe, alla vigilia del duello con il M5s.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.