Avvisate Travaglio: la testimone morta non era radioattiva

Si sgretolano le ricostruzioni complottiste del "Fatto" che ha evocato l'ombra del Cav

Avvisate Travaglio: la testimone morta non era radioattiva

Nessuna traccia di radioattività nel corpo: è esclusa. Risolto il primo tassello del rebus della morte di Imane Fadil, la 34enne marocchina super teste nei processi sul caso Ruby. Si sgretolano così anche le ricostruzioni complottiste, prima di tutto quelle di Marco Travaglio che sul Fatto Quotidiano aveva addirittura evocato l'ombra di Silvio Berlusconi dietro il presunto omicidio.

A questo punto, scongiurati i pericoli per i medici legali che avranno a che fare con la salma della giovane donna, si può finalmente effettuare l'autopsia che darà una risposta definitiva sulle cause del decesso del primo marzo scorso, ancora ammantato di mistero. Il team di esperti guidati dall'anatomopatologa Cristina Cattaneo svolgerà l'esame autoptico all'Istituto di medicina legale di Milano probabilmente già domani. I prelievi dei campioni sul fegato e su un rene di Imane sono stati fatti mercoledì, le operazioni sono durate più di tre ore. I medici sono stati assistiti dal Nucleo per il rischio biologico, chimico e radiologico dei vigili del fuoco, che ha messo in sicurezza il cadavere e l'ambiente di lavoro. I campioni sono stati messi in appositi contenitori inviati all'Arpa e all'Istituto di fisica dell'università Statale. E gli esperti hanno appunto escluso che Fadil sia stata contaminata da sostanze radioattive. L'ipotesi era nata dalle analisi preliminari sul sangue e sulle urine della paziente ricoverata all'ospedale Humanitas con sintomi compatibili con l'avvelenamento il 29 gennaio. Una controverifica sarà fatta dal Centro ricerche Casaccia dell'Enea a Roma, che dirà l'ultima parola.

Ora restano due piste, seguite dalla Procura che ha aperto un'inchiesta per omicidio volontario. La prima è quella dell'avvelenamento da metalli pesanti. Nel sangue e nelle urine della ragazza infatti sono stati trovati valori di alcuni metalli pesanti molto superiori alla norma. L'antimonio ad esempio era presente in percentuali cento volte superiori al consueto. Gli inquirenti spiegano che tali valori non sono letali, ma che sono molto sospetti. Considerato soprattutto che le analisi sono state fatte parecchi giorni dopo la presunta somministrazione e che la paziente ha subito numerose trasfusioni. I pm titolari del fascicolo (l'aggiunto Tiziana Siciliano, Luca Gaglio e Antonia Pavan) cercano una spiegazione del perché la 34enne avesse in corpo queste sostanze. Non risulta infatti che Imane ci avesse a che fare e in casa sua non sono stati trovati residui. La risposta sull'eventuale avvelenamento arriverà dagli esami sugli organi, che trattengono più a lungo i metalli pesanti. La paziente ha cominciato a parlare della paura di essere stata avvelenata intorno al 12 febbraio, ma pare che tutto sia nato dalle domande in questo senso fatte a lei dai medici.

La seconda pista, che ormai gli inquirenti sembrano privilegiare, è quella della morte naturale per una rara malattia autoimmune che i dottori, nonostante gli

sforzi di un mese, non sono riusciti a identificare. Potrebbe trattarsi di Les, lupus eritematoso sistemico, una patologia che resta latente anche decenni e può essere scatenata da vari fattori, da un farmaco a un virus.

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