Avvocati come sciacalli sul caso. Caccia ai feriti: "Sarete risarciti"

Annunci per attrarre le vittime. I colleghi: "Lavoro da avvoltoi"

Avvocati come sciacalli sul caso. Caccia ai feriti: "Sarete risarciti"

Milano - Tre morti, cento feriti tra gravi e meno gravi: quello dell'incidente ferroviario di Pioltello non è solo il drammatico bilancio di una tragedia che si poteva evitare, ma è anche il preannuncio di una vicenda giudiziaria che si annuncia lunga e affollata. Perché ciascuno dei passeggeri del regionale Cremona-Milano rimasti vittime del deragliamento potrà chiedere ai responsabili del disastro risarcimenti proporzionati alla gravità dei danni fisici e anche psicologici sofferti la mattina di giovedì scorso. E per gestire il business delle vertenze legali c'è già chi si è fatto avanti con metodi che hanno suscitato l'indignazione di decine di avvocati in tutta Italia, che hanno lanciato una accusa senza mezzi termini: «Questo è sciacallaggio».

Tutto inizia poche ore dopo lo schianto, con ancora le immagini raggelanti dei vagoni lacerati e dei feriti negli occhi di milioni di italiani. Uno studio legale veneziano pubblica sulla sua pagina social un annuncio decisamente esplicito: «I prossimi congiunti delle vittime e le numerose persone che hanno subito lesioni hanno diritto di ottenere il giusto risarcimento dai responsabili dell'accaduto», si legge. Lo studio garantisce di essere «in grado di fornire assistenza altamente qualificata alle incolpevoli vittime di questa sciagura». E poi la promessa quasi da piazzisti: «Pagamento di spese e compensi legali solo a risarcimento ottenuto», scrivono gli autori del messaggio, allegando un numero verde cui rivolgersi «per ottenere una valutazione preventiva del caso senza oneri a tuo carico».

In America, dove legioni di avvocati campani rastrellando i clienti nelle astanterie degli ospedali, non ci sarebbe nulla di strano. Ma in Italia lanciarsi alla caccia delle vittime è considerato una violazione inaccettabile tanto dell'etica professionale che di quella umana. Così sullo studio veneziano iniziano a piovere accuse furibonde, tutte provenienti da altri avvocati che considerano l'annuncio una prova dell'imbarbarimento della professione: «Come caspita si fa a cercare clienti a questa maniera piombando come avvoltoi sulle tragedie altrui?».

I colleghi rinfacciano ai due avvocati veneziani oltre al tentativo di accaparramento dei clienti, esplicitamente proibito dalle norme professionali, il cinismo che trasuda dall'annuncio: «Si tratterebbe - scrive uno - di una offerta al pubblico mentre i cadaveri sono ancora caldi, mentre tutta l'Italia segue col fiato sospeso l'andamento dei soccorsi». E un'altra: «C'erano famiglie che piangevano per le tre donne morte, i soccorritori erano ancora al lavoro per estrarre i feriti dalle carrozze, e subito avete pubblicato un'offerta delle vostre prestazioni per la richieste di risarcimento. Sono senza parole». E ancora: «Mai di una vergogna simile era stata macchiata l'avvocatura».

«Colleghi - scrive un'avvocatessa - è a causa di comportamenti come quelli descritti nel post che i cittadini ci percepiscono come dei beceri approfittatori».

Sommerso dalle polemiche, lo studio veneziano rimuove il post, senza scuse né spiegazioni. Ma ormai è tardi, e l'Ordine degli avvocati apre un procedimento disciplinare.

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