Avvocato senza lavoro si uccide in tribunale

Si è ucciso nel tribunale che era stato il "suo" tribunale, nel palazzo di giustizia dove aveva mosso i primi passi da avvocato, dove aveva lavorato a lungo

Avvocato senza lavoro si uccide in tribunale

Si è ucciso nel tribunale che era stato il «suo» tribunale, nel palazzo di giustizia dove aveva mosso i primi passi da avvocato, dove aveva lavorato a lungo: e dove era stato inghiottito dalle difficoltà economiche che in questi anni hanno colpito centinaia di suoi colleghi. L'elenco degli avvocati che vengono cancellati dall'Ordine professionale perché non riescono più neanche a pagare la tassa di iscrizione è sempre più lungo, e viene affisso nei corridoi del palazzo. M.P. era uno di loro. Aveva 49 anni. Non si era cercato, come molti, un altro mestiere. Anzi, per avere seguito una pratica dopo la sospensione era stato incriminato per esercizio abusivo della professione. Nei giorni scorsi lo avevano visto aggirarsi, provato e quasi confuso, nei corridoi del «suo» tribunale. Ieri è tornato. È salito al sesto piano, quasi il più alto, e si è buttato in un cortile interno, un passaggio quasi sempre affollato. Forse ha aspettato che non passasse nessuno e si è lanciato. «Ho sentito un colpo fortissimo», racconta una cancelliera che aveva attraversato il cortile pochi istanti prima. «Sono tornata indietro e c'era quest'uomo, atterrato di faccia, che non si muoveva già più».

In tasca, aveva una lettera d'addio alla moglie, da cui si stava separando, e ai figli. Una lettera lunga, in cui l'uomo raccontava la sua disperazione, la sensazione di non avere vie d'uscita: né dalla crisi né dal vizio del gioco di cui era prigioniero. Non è la prima volta, purtroppo, che qualcuno si uccide nel tribunale di Milano. Anni fa, un imputato non aveva retto allo choc della condanna, e si era buttato dalle scale. Nei mesi scorsi per evitare episodi analoghi e anche cadute accidentali (un giovane avvocato rimase paralizzato per essere caduto da una balaustra) tutti i parapetti sono stati rialzati con piastre di cristallo. Ma per un gesto come quello di M.P. non c'erano barriere possibili.

Le telecamere di sorveglianza lo mostrano entrare nei bagni del sesto piano. In quel momento la toilette era deserta. Nei primi minuti, dopo il volo di M.P.

, tutte le ipotesi si accavallano: delitto, suicidio, persino l'incidente sul lavoro perchè sul cortile si affacciano anche le impalcature del cantiere che sta ristrutturando un ufficio del tribunale andato a fuoco. Ma quando i carabinieri prelevano dalle tasche del morto il portafogli e la lettera, tutto diventa chiaro.

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