Tra l'incudine e il martello? La squadra di Forza Italia si sfila dalle facili semplificazioni giornalistiche che vedono il partito di Berlusconi vittima di due opa ostili uguali e contrarie: da un lato l'ombra della Lega che oscurerebbe le altre forze del centrodestra. E dall'altro le chimere renziane che alla Leopolda tentano di irretire qualche spirito particolarmente riottoso allo strapotere salviniano. Renzi ci ha provato dalla ribalta della Leopolda ad allargare la sua base con il più classico del divide et impera. «C'è stato un passaggio di consegna con Salvini che prende in mano il centrodestra - ha commentato il leader di Italia viva - Il malessere all'interno di Forza Italia è normale. A chi ritiene ci sia spazio per un'area liberale e democratica, dico di venirci ad aiutare per il bene del Paese».
Il centrodestra, però, proprio nella romana piazza San Giovanni ha dato prova di robusta compattezza. E la proposta dell'ex segretario Pd è respinta senza tentennamenti.
«Stia sereno Renzi - afferma Mariastella Gelmini, capogruppo azzurro a Montecitorio - I dirigenti e i militanti di Forza Italia sono solidamente ancorati nel centrodestra e non si faranno abbindolare dai suoi mille giri di valzer». «A noi piace ancora arrivare al governo con il voto degli italiani anziché con le manovre di palazzo. E piazza San Giovanni ha dimostrato che il centrodestra è tutt'altro che morto - aggiunge la Gelmini- Capisco che Renzi abbia nostalgia di Berlusconi, che lotta insieme a noi per riportare al governo una maggioranza scelta dagli italiani. Il leader di Italia viva dovrebbe però ricordare che al leader azzurro dedicò un incauto game over. Altrettanto poco attendibile quanto la sua promessa di abbandonare la politica se avesse perso il referendum. Solo un abbaglio potrebbe portare nei lidi renziani un elettore di centrodestra, anche perché ciò rappresenterebbe un tradimento di idee e valori e andrebbe a favorire il governo delle quattro sinistre e delle manette facili. Governo che Renzi ha fatto nascere per paura del voto e non per l'interesse del Paese».
«Renzi è il simbolo stesso della confusione politica e del trasformismo - aggiunge Anna Maria Bernini, capogruppo al Senato di Forza Italia - Ha fatto nascere la maggioranza più a sinistra nella storia della Repubblica e al tempo stesso si ritiene il depositario del verbo moderato-riformista, per cui l'opa lanciata su Forza Italia è solo un'illusione ottica». Da Gasparri alla Ronzulli, tutti gli azzurri rigettano la provocazione lanciata dal palco della Leopolda. «Matteo Renzi ha deciso di rivolgersi a Forza Italia come Dart Fener al giovane Luke Skywalker in Guerre Stellari - commenta, infine, l'azzurro Giorgio Mulè - tentando di blandire alcuni di noi per seguirlo. Non ha citato letteralmente il fascino e la potenza del lato oscuro della forza, fatto nel suo caso della partecipazione a un banchetto per spartirsi poltrone, ma poco ci manca».
I malpancisti, se ci sono, ieri erano tutti silenziosi. E Mara Carfagna, da tempo tirata per la giacchetta da chi allude a fratture all'interno del gruppo dirigente azzurro, getta acqua sul fuoco. «Renzi spera nell'implosione di Forza Italia - dice la vicepresidente della Camera -: io invece continuo a sperare che il partito abbia l'intelligenza, l'energia e il coraggio di conservare la sua identità di movimento moderato, liberale e riformista con i piedi ben piantati nel centrodestra». L'unico, tra i «malpancisti», disposto a parlare è Gianfranco Rotondi, presidente della Fondazione Dc.
C'è chi lo vuole già al lavoro per reclutare «responsabili» di area per aiutare il governo giallorosso. Accusa smentita con decisione. Semmai, ribatte Rotondi, «mi domando se esista lo spazio per una nuova Casa delle libertà liberale, cristiana, popolare».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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