Per capire le ultime dichiarazioni di Mara Carfagna su Forza Italia e Matteo Renzi bisogna scoprire che cosa è successo attorno alla tavola di Arcore, venerdì sera, tra Silvio Berlusconi e la vicepresidente della Camera. L'incontro l'aveva chiesto lei, al ritorno dal Giappone, per un «chiarimento». I due non si erano più incontrati e il gelo era calato sulle critiche di Mara alla partecipazione di Fi a piazza San Giovanni (Lei: «Il presidente mi ha fatto tristezza su quel palco». Lui: «Non sono contento di ciò che ha detto e non la chiamerò») e sull'astensione sulla commissione Segre. Si continua a parlare della Carfagna come guida dell'ala antisovranista e scontenta, che prepara la formazione di gruppi autonomi da Fi e guarda a sinistra e il Cav è molto seccato.
Quella cena doveva essere della pace, ma l'agnello non è tornato all'ovile. Anzi, ha insistito sul no alla «sudditanza psicologica» a Matteo Salvini, pretendendo «schiena dritta» e linea più rispettosa dei valori di Fi. Dicono che abbia chiesto la vicepresidenza azzurra, al pari di Antonio Tajani e che il Cav abbia detto no. Lei nega che le cose siano andate così, insiste che ha già rinunciato ad un ruolo di vertice e non ne cerca un altro. Nella riunione del Direttivo, prima della cena con la Carfagna, si è deciso di proporle di candidarsi a governatore della Campania per il centrodestra, come già aveva detto Salvini. Mara sostiene che non se ne sia parlato ad Arcore, ma forse punta più in alto. Fatto sta, che con le sue frasi successive, che suonano come un'apertura a Renzi, se non appoggiasse più il governo di sinistra, ha fatto molto irritare Berlusconi. «Allora la cena è stata inutile, si decida».
Al Giornale la Carfagna precisa: «La battuta su Forza Italia Viva non era mia e riguardava un periodo ipotetico dell'irrealtà, io sono di centrodestra e qui voglio rimanere. Le mie sono sollecitazioni perché Fi non si arrenda di fronte alla Lega oltre il 30 % e a Fdi in crescita ma ritrovi l'orgoglio per risalire, difendendo la sua identità. Oggi c'è un forte malessere e la linea va cambiata».
Insomma, per ora non è strappo, ma non è escluso che la Carfagna lo prepari. Mentre l'Opa renziana su Fi è sempre più insistente, Berlusconi è però convinto che la fuga di azzurri non ci sarà e Italia viva non si sposterà molto da quel 4-5 che le danno i sondaggi. «Chi sceglie di andare con Renzi non ragiona - ha ripetuto nella riunione del coordinamento nazionale del partito -,perché va nella metà campo sbagliata e in una coalizione perdente, soprattutto tradisce i nostri elettori e valori. Non c'è spazio fuori da Fi e lo testimoniano tutti i precedenti». L'ultimo è Giovanni Toti, ma prima Alfano, Verdini, Lorenzin...il leader azzurro sta organizzando l'Altra Italia, che ha affidato al sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro.
Contro il «pifferaio» Renzi spara la capogruppo al Senato, Anna Maria Bernini: «In piena trance agonistica, Renzi dice che la Casa delle libertà non può diventare CasaPound e presenta Italia Viva come la nuova casa dei liberaldemocratici, ma chi si può fidare di un mercante politico che ha fatto del trasformismo la sua cifra esistenziale?». Per il coordinatore lombardo Massimiliano Salini, «Renzi e Di Maio sono facce di una stessa medaglia: politicanti incompetenti che sperimentano schemi farlocchi di potere sulla pelle degli Italiani. Non mi fido di nessuno di loro, ed invito tutti gli amici di Fi a fare altrettanto». Quasi nessuno vuole commentare le frasi della Carfagna.
Tajani, da Taranto, risponde che lui si occupa dei «20mila posti di lavoro a rischio dell'Ilva». Mentre Andrea Ruggieri avverte: «Bene l'ambizione di Mara per Fi, ma la rimonta va consumata nel centrodestra. Non altrove».
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